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Non c’è dubbio: dopo l’eliminazione dei costi di ricarica e della scadenza del credito prepagato, il nuovo credo è l’abolizione dello scatto alla risposta. Ne parlano sempre più spesso gli utenti e le associazioni di consumatori, al punto che persino l’Authority delle Comunicazioni fa propria l’iniziativa e propone un emendamento al decreto Bersani affinché – prima che sia convertito in legge – elimini anche questo balzello. E qualcuno sta prendendo la mira anche sul canone Telecom e sulla tassa di concessione governativa.
Il canone è il bersaglio su cui anche Wind suggerisce di concentrare le mire, come si legge in un’intervista concessa al quotidiano la Repubblica dall’AD Paolo Dal Pino. Vistosi costretto a sopportare un onere stimato in 300 milioni per l’abolizione del costo delle ricariche, l’operatore consiglia, "invece di eliminare il costo delle ricariche" di pensare "al canone Telecom che da anni rimane invariato". Non potendo alzare le tariffe, per non causare "un’emorragia di clienti" a favore delle compagnie più forti sul mercato, "per mantenere l’equilibrio" l’azienda si vede costretta anche a "ridurre gli investimenti strutturali e tagliare i costi operativi". "Temo rischi per l’occupazione" dichiara Dal Pino.
C’è qualcun altro che non è contento dell’abolizione dei costi di ricarica: coloro che vendono le ricariche. "Sulle ricariche telefoniche non accettiamo più aggi da elemosina, siamo pronti allo sciopero" afferma Giovanni Risso, presidente nazionale della Fit, Federazione Italiana Tabaccai, alla notizia che gli operatori ridurranno ulteriormente i margini spettanti alla rete distributiva. "Non è giusto che i gestori penalizzino la nostra rete tenendo presente che, a titolo di esempio, in futuro su una ricarica da 10 euro il tabaccaio percepirebbe un margine medio lordo di circa 25 centesimi, mentre ora ne guadagna mediamente appena 30. E pensare che molti consumatori credono ancora che i costi di ricarica aboliti andassero tutti ai tabaccai. La verità è assai diversa".
E oltre alle petizioni varate da più parti per l’eliminazione dello scatto alla risposta, compare in rete anche un’analoga iniziativa – ancora senza firme, al momento della redazione del presente articolo – mirata ad abbattere la tassa di concessione governativa che grava sugli abbonamenti degli utenti privati: "Questa tassa – recita la motivazione della petizione – oramai non ha più ragione d’essere, visto che il telefono cellulare non è più un bene di lusso come lo era all’inizio della sua commercializzazione, quando costava tanto sia come apparecchio che come tariffazione. È anche grazie a lei che si è venuto a creare terreno fertile per il mercato del pre-pagato in Italia, dato che quest’ultimo consente di avere il cellulare senza costi fissi periodici, i quali gravano sul costo del bene anche in caso di non utilizzo dello stesso".
Sul patibolo delle gabelle, a questo punto, manca solo la tariffazione del traffico telefonico. Ma nessuno sembra avere ancora deciso di proporlo. Per ora.
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