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Siamo finiti.
E’ un paese che non c’è più e in cui non esiste più alcuna speranza.
Ho appena saputo da Rai News 24 che Beppe Grillo si è candidato alla segreteria del Partito Democratico.
E’ un suicidio personale, prima ancora che politico. E’ un clamoroso autogol in piena zona Cesarini. O in zona recupero.
Se c’era una benché minima speranza adesso è veramente finita. Non ha più da passà’ ‘a nuttata, come recitava Eduardo De Filippo, no, c’è solo da aspettare la fine.
Una fine travestita da gesto provocatorio. E’ normale che gli elettori della base del PD preferiranno Franceschini o Bersani o Marini a Beppe Grillo. Si può forse impedire ai cattolici del PD di eleggere uno dei loro? Grillo vuole dare uno schiaffo al sistema dell’opposizione? Bene, ha scelto il modo peggiore per farlo.
Non solo, è anche andato contro a quel programma di ricostruzione dalla base, dai territori, dai consigli comunali, dall’idea di riprendere le loro sessioni e metterle in Internet.
Ha bypassato tutto, ha cominciato dal tetto e non dalle fondamenta. Si è inserito nella sporcizia della politica passando dalla porta principale.
Ora non è più credibile. Non perché le cose che dice non siano vere, ma perché tutto quello che dice non può non essere filtrato da una logica di partito filo-berlusconiano quale è il PD.
Se anche tornasse indietro sulle sue posizioni domattina, ormai è bruciato, finito, autoimploso, definitivamente svanito. Kaputt!
Il povero Fassino, definendo l’episodio “una boutade”, sbaglia, come al solito.
Il gesto di Grillo è meditato e ben chiaro: vuole dimostrare che il PD ha paura di lui e del rinnovamento (sic!) che lui porta (e ci è riuscito), per cui le sue liste civiche o l’IdV avranno di che gioire. La mossa è politica e calcolata.
Se invece l’avessero fatto candidare, poi trombato… allora l’avrebbero sp*****ato per sempre. Ma è troppo pretendere intelligenza dal pd.