Antonella Beccaria – Gladio a chi?

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È dei giorni scorsi la notizia secondo cui nei paesi dell’Europa occidentale e del Patto di Varsavia sarebbero esistite carcere segrete della Cia. Ne è seguita qualche reazione (seppur, come per le armi al fosforo bianco su Fallujah, non si sia poi così tanto approfondito sui giornali) per lo più improntata alla sorpresa, alla richiesta di indagini accurate e così via in un balletto di dichiarazioni che, anche in questo caso, sembrano ricalcare un galateo politico predefinito. Eppure non è la prima volta che si parla di realtà del genere in Europa. Il riferimento deve fare un salto indietro di quindici anni quando, per una serie di rivelazioni, dichiarazioni ufficiali e dossier, si venne a sapere dell’esistenza delle strutture stay behind, organizzazioni di promanazione statunitense che, per il tramite della Nato, hanno attecchito in tutto il vecchio continente, compresi paesi neutrali come Austria, Svizzera, Svezia e Finlandia che avrebbero così violato anche i trattati di pace firmati alla fine della seconda guerra mondiale.
Questa struttura si è chiamata, sia in
Italia che altrove, Gladio ed ha assunto denominazioni differenti alcuni stati: Absalon in Danimarca, ROC in Norvegia, SDRA8 di Belgio. E la possibilità che i suoi uomini – o uomini a loro collegati – siano responsabili di attività esplicitamente illegali è stata adombrata da personaggi di rilievo come Giuseppe De Lutiis, storico che ha studiato a lungo i servizi segreti, Libero Gualtieri, presidente della commissione stragi che ricevette per primo da Giulio Andreotti il dossier relativo a Gladio, Daniele Ganser, ricercatore del centro per gli studi sulla sicurezza dell’istituto federale svizzero di tecnologia di Zurigo, e dal giornalista Ugo Tassinari. Un esempio, seppure non esista una verità incontroverbile e provata, può essere l’attività criminale che la banda del Bradante portò avanti dal 1982 al 1985 in Belgio: 16 incursioni, 28 morti e 25 feriti provocati – si seppe – da agenti delle forze dell’ordine che si trasformavano fuori servizio in rapinatori disinteressati al bottino. Non si dimentichi che anche in Italia, tra il 1987 e il 1994, accadde qualcosa di analogo con la banda della Uno Bianca il cui curriculum criminale (o sarebbe meglio chiamarlo terroristico?) fu molto più nutrito: 103 azioni, 24 morti, 102 feriti. Come si diceva, prove non ce ne sono, solo collegamenti e intuizioni. Sta di fatto però che il parlamento belga, per bocca del presidente della commissione che indagò sui colpi del Brabante, disse che gli attacchi sarebbero «opera di governi stranieri e di servizi servizi segreti che lavoravano per gli stranieri, un terrorismo svolto a destabilizzare una società democratica». Del resto, da qualche parte si è già sentito il motto (e il moto) «destabilizzare per stabilizzare».
Sorpresa? Non si dovrebbe se si pensa che all’articolo 11 dei Basic principles and minimum standards of security è riportato che «le persone che sono senza dubbio a rischio per la sicurezza, come coloro che sono membri di organizzazioni sovversive, o coloro sulla cui lealtà e affidabilità vi sia un ragionevole dubbio, devono essere escluse o rimosse da posizioni nelle quali potrebbero rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale». Siamo all’inizio degli Anni Cinquanta e nel verbale del consiglio dei ministri dell’8 gennaio 1951 sta scritto che «è necessario allontanare i comunisti dai posti d’importanza e di responsabilità, mettendoli nei posti nei quali non possono nuocere». Una lettura interessante, a questo proposito, sono gli atti del convegno della
Fondazione Istituto Gramsci “Doppia lealtà e doppio Stato nella storia della Repubblica”.
Questo è solo un piccolo assaggio di ricostruzioni secondo cui l’Europa occidentale tutta visse in uno stato di subalternità agli alleati d’oltre oceano. E se l’Italia non è stata la prima nazione a essere colonizzata dagli Stati Uniti, è stata sicuramente quella che ha più sofferto di una posizione subordinata a iniziare dalle frontiere orientali con la Jugoslavia dove organizzazioni paramilitari anticomuniste come l’Associazione Partigiani Italiani, Fratelli d’Italia, Stella Alpina e la Osoppo hanno subito progressive trasformazioni per convogliare, almeno in quest’ultimo caso, in un “organismo militare segreto”, l’Organizzazione O. Vennero anche la Rosa del Venti, Pace e Libertà, Difesa Civile, nata nel 1950 per «provvedere alla difesa passiva del territorio in caso di eventi bellici o connessi alla guerra» (
Mario Scelba), e nel 1956 Gladio che risulta un perfezionamento di realtà pre-esistenti.
Un’ultima osservazione prima di chiudere questa entry rimandando a successivi interventi approfondimenti del caso. Dell’esistenza di Gladio si venne a sapere nell’agosto 1990 quando, in relazione a indagini su fatti di terrorismo in Italia (tra cui l’inchiesta sulla
strage di Peteano condotta da Felice Casson e quella del giudice Giovanni Tamburino sulla Rosa dei Venti), Giulio Andreotti parlò esplicitamente per la prima volta di un servizio non ortodosso attivato dall’Alleanza Atlantica e voluto da CIA (USA) e MI-6 (Gran Bretagna) per combattere il comunismo a ovest della cortina di ferro. Della sua esistenza erano informati i primi ministri e i ministri degli interni e/o della difesa e coordinati da strutture sovranazionali. Armi, riceventi e trasmittenti ad ampio spettro, flussi economici hanno girato per il continente fino alla caduta del blocco sovietico. E mentre si attendeva un’invasione sovietica che non venne mai, gli uomini della rete Gladio lavorarono per reclutare neofascisti (anche in Italia e in Germania) per attuare attentati terroristici attribuiti poi a forze politiche avverse per screditarle e toglierle di mezzo.
Recentemente, nel corso di uno dei dibattiti tenuti all’interno della manifestazione
Politicamente Scorretto, Libero Mancuso ha sostenuto che «le stragi in Italia sono state volute dallo Stato», cio&
egrave; da chi avrebbe dovuto tutelare i cittadini e invece ne ha ammazzati (per parlare solo negli Anni di Piombo) oltre 400. È quello stesso stato che ha lavorato con un’entità più grande, che ha usato maggiore eleganza rispetto al Sudamerica per togliere di mezzo personaggi e intellettuali come Cesare Battisti e Adriano Sofri (per citare solo i più noti), che sapeva dell’esistenza delle carceri segrete in giro per il continente e che ha prestato un pezzo del suo territorio (la Sardegna) per fare un quartier generale stay behind dove sono stati addestrati molti del gladiatori.

 

da http://antonella.beccaria.org

Mazzetta – I furbetti della caserma

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Una decina di giorni fa, a seguito di una segnalazione anonima, la Procura di Padova ha rinvenuto un vero e proprio arsenale illegale nella caserma Berghinz di Udine, sede del Terzo reggimento guastatori della Brigata di cavalleria "Pozzuolo del Friuli". Gli inquirenti hanno inoltre trovato a casa di un militare numerosi reperti archeologici provenienti dall’Iraq.
L’esistenza delle armi era nota a molti; i militari le avevano messe in un container con bolle di accompagnamento in bianco e spedite in caserma, senza subire i controlli della MSU (l’unità della polizia militare che dovrebbe esercitare i controlli). A tutti i militari indicati dalla Procura è stato contestato il peculato militare. A tre di loro anche l’introduzione clandestina nel territorio nazionale di armi da guerra. Ad uno la detenzione abusiva di armi da guerra. Reati gravi che prevedono pene pesanti.

I portavoce militari tendono a tradurre tutto in una irregolarità amministrativa, affermando che l’esistenza dell’arsenale (oltre cento pezzi, dai cannoncini ai lanciagranate, fino alle pistole) non fosse un segreto. Ma l’importazione di armamento da guerra, la sua mancata registrazione (non è stato trovato alcun documento che riguardasse lo stock) e il fatto che la matricola di tutte le armi sia stata eliminata, sono sinonimo di numerose infrazioni ai regolamenti sulla custodia e il trasporto degli armamenti e di enorme lassismo nei controlli.
Il dettaglio della limatura dei numeri di matricola è particolarmente grave ed indice di malafede; il Ris dei carabinieri di Parma è stato incaricato di scoprire se la limatura è stata eseguita nel nostro paese, circostanza che indicherebbe i laboratori della caserma come luogo del reato. La reazione dell’istituzione militare è stata corporativa e sostenuta dal governo, che come al solito ha praticamente ignorato una interrogazione parlamentare dell’esponente dei Ds Ruzzante di altri sette parlamentari dell’Ulivo.

Parrebbe dunque che alcuni dei nostri ufficiali non si accontentano di portare ricordini e souvenir dai loro turni in terra straniera. Se possono, pare si procurino l’intero catalogo di armi irachene, al fine di usarlo per le esercitazioni o per il museo del corpo. Se poi queste armi spariscono nessuno avrà mai saputo formalmente della loro esistenza. Se poi qualcuno ci perde la vita perché si portano le granata-ricordo in ufficio e queste esplodono come bombe, è una disgrazia. Se poi invece, le armi vengono rubate, ci vuole anche che il Reggimento si auto-denunci alla magistratura, circostanza storicamente improbabile.
Il fatto che questa allegra gestione venga sfruttata anche da singoli militari per un florido commercio di antichità irachene, tale da provocare un aumento visibile dell’offerta di questi oggetti su internet, è la perfetta conseguenza dell’assenza di controlli.
Una "semplice irregolarità amministrativa" per i vertici militari che per le procure si traduce invece in pesanti ipotesi di reato; le irregolarità amministrative sono comunque gravissime e la necessità di una lettera anonima per sanarle è solo un aspetto che aggiunge sconcerto. Per non parlare del fantastico ritorno d’immagine per i loro commilitoni onesti e per il nostro paese, in particolare nella considerazione di iracheni ed afgani.

Alla scoperta dell’arsenale e dei traffici anche la giustizia militare ha aperto due inchieste: una che dovrà chiarire i contorni delle vicende alla caserma Breghinz ed un’altra che indagherà sull’assenza di controlli da parte della MSU circa le importazioni da Iraq ed Afghanistan, che avvenivano su container con l’accompagnamento di semplici fogli bianchi.
Nessuno però si è ancora posto il dubbio di quanti altri militari di quante altre caserme possano avere approfittato della generale assenza di controlli.
Sarebbe inoltre stato lecito attendersi che almeno un generale avesse avuto il coraggio di dire che nelle missioni di pace non esiste la preda di guerra e che rubare tesori archeologici all’Iraq è indegno di un soldato di un paese democratico.
Sarebbe anche stato interessante sentire il ministro della difesa Martino tuonare, almeno, contro l’estrema leggerezza delle gerarchie militari, ma sappiamo che non succederà. La campagna elettorale incombe. Una decina di giorni fa, a seguito di una segnalazione anonima, la Procura di Padova ha rinvenuto un vero e proprio arsenale illegale nella caserma Berghinz di Udine, sede del Terzo reggimento guastatori della Brigata di cavalleria "Pozzuolo del Friuli". Gli inquirenti hanno inoltre trovato a casa di un militare numerosi reperti archeologici provenienti dall’Iraq.
L’esistenza delle armi era nota a molti; i militari le avevano messe in un container con bolle di accompagnamento in bianco e spedite in caserma, senza subire i controlli della MSU (l’unità della polizia militare che dovrebbe esercitare i controlli). A tutti i militari indicati dalla Procura è stato contestato il peculato militare. A tre di loro anche l’introduzione clandestina nel territorio nazionale di armi da guerra. Ad uno la detenzione abusiva di armi da guerra. Reati gravi che prevedono pene pesanti.

I portavoce militari tendono a tradurre tutto in una irregolarità amministrativa, affermando che l’esistenza dell’arsenale (oltre cento pezzi, dai cannoncini ai lanciagranate, fino alle pistole) non fosse un segreto. Ma l’importazione di armamento da guerra, la sua mancata registrazione (non è stato trovato alcun documento che riguardasse lo stock) e il fatto che la matricola di tutte le armi sia stata eliminata, sono sinonimo di numerose infrazioni ai regolamenti sulla custodia e il trasporto degli armamenti e di enorme lassismo nei controlli.
Il dettaglio della limatura dei numeri di matricola è particolarmente grave ed indice di malafede; il Ris dei carabinieri di Parma è stato incaricato di scoprire se la limatura è stata eseguita nel nostro paese, circostanza che indicherebbe i laboratori della caserma come luogo del reato. La reazione dell’istituzione militare è stata corporativa e sostenuta dal governo, che come al solito ha praticamente ignorato una interrogazione parlamentare dell’esponente dei Ds Ruzzante di altri sette parlamentari dell’Ulivo.

Parrebbe dunque che alcuni dei nostri ufficiali non si accontentano di portare ricordini e souvenir dai loro turni in terra straniera. Se possono, pare si procurino l’intero catalogo di armi irachene, al fine di usarlo per le esercitazioni o per il museo del corpo. Se poi queste armi spariscono nessuno avrà mai saputo formalmente della loro esistenza. Se poi qualcuno ci perde la vita perché si portano le granata-ricordo in ufficio e queste esplodono come bombe, è una disgrazia. Se poi invece, le armi vengono rubate, ci vuole anche che il Reggimento si auto-denunci alla magistratura, circostanza storicamente improbabile.
Il fatto che questa allegra gestione venga sfruttata anche da singoli militari per un florido commercio di antichità irachene, tale da provocare un aumento visibile dell’offerta di questi oggetti su internet, è la perfetta conseguenza dell’assenza di controlli.
Una "semplice irregolarità amministrativa" per i vertici militari che per le procure si traduce invece in pesanti ipotesi di reato; le irregolarità amministrative sono comunque gravissime e la necessità di una lettera anonima per sanarle è solo un aspetto che aggiunge sconcerto. Per non parlare del fantastico ritorno d’immagine per i loro commilitoni onesti e per il nostro paese, in particolare nella considerazione di iracheni ed afgani.

Alla scoperta dell’arsenale e dei traffici anche la giustizia militare ha aperto due inchieste: una che dovrà chiarire i contorni delle vicende alla caserma Breghinz ed un’altra che indagherà sull’assenza di controlli da parte della MSU circa le importazioni da Iraq ed Afghanistan, che avvenivano su container con l’accompagnamento di semplici fogli bianchi.
Nessuno però si è ancora posto il dubbio di quanti altri militari di quante altre caserme possano avere approfittato della generale assenza di controlli.
Sarebbe inoltre stato lecito attendersi che almeno un generale avesse avuto il coraggio di dire che nelle missioni di pace non esiste la preda di guerra e che rubare tesori archeologici all’Iraq è indegno di un soldato di un paese democratico.
Sarebbe anche stato interessante sentire il ministro della difesa Martino tuonare, almeno, contro l’estrema leggerezza delle gerarchie militari, ma sappiamo che non succederà. La campagna elettorale incombe.

da www.altrenotizie.org

 

Antonella Beccaria – I pionieri della frontiera digitale

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Per chi avesse sorvolato o volesse saperne di più sui primordi di questa creatura divenuta ormai parte del quotidiano di molti di noi, internet, ecco un’ottima panoramica che va dagli esordi della Rete fino al World Wide Web. Ce la propone Antonella Beccaria, giornalista con base a Bologna, da tempo attiva nel mondo del software libero (e con Assoli in particolare), in un testo rilasciato recetemente sotto Creative Commons. Appropriatamente intitolato I pionieri della frontiera digitale il documento è vieppù importante poichè, scorrendo l’introduzione, “…in una manciata di anni, la rete e

Boicottare Yahoo perché…

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Sta suscitando reazioni la dichiarazione con cui Yahoo! ha risposto all’accusa di aver fornito alla polizia di Pechino le e-mail inviate all’estero da un giornalista cinese, che gli sono costate l’arresto e la condanna a dieci anni di prigione.

Yahoo!, infatti, ha replicato che, “come ogni altra compagnia globale, Yahoo! deve assicurare che i propri siti nazionali operino all’interno delle leggi, dei regolamenti e dei consuetudini del Paese in cui sono hanno sede”.

Goeffrey Chandler, che è stato direttore di Shell International e poi fondatore e responsabile del Gruppo Business della sezione inglese di Amnesty International per dieci anni, fino al 2001, si è dichiarato “sgomento”.

“In molti Paesi”, osserva Chandler, “le leggi non vengono fatte rispettare o possono contravvenire gli standard internazionalmente accettati; non esistono regole che garantiscono il posto di lavoro; la corruzione, lo sfruttamento del lavoro minorile e persino il lavoro forzato possono rientrare tra le consuetudini; l’oppressione e la violazione dei diritti umani possono rappresentare il contesto.

“Ci dobbiamo quindi aspettare che Yahoo!, apparentemente venendo meno ai propri principi, segua ogni pratica, anche se in contrasto con gli standard internazionali e i principi generalmente condivisi sul rispetto dei diritti umani?”.

“Fortunatamente”, prosegue Chandler, “i comportamenti di Yahoo! non sono come quelli di ogni altra compagnia globale. Un crescente numero delle maggiori multinazionali ha ormai esplicita consapevolezza della propria responsabilità globale per quanto riguarda le condizioni del lavoro, l’impatto sull’ambiente e sui diritti umani, ovunque esse operino, e sulla necessità di basare i propri comportamenti su principi internazionalmente accettati, non su variabili consuetudini locali.

“Molte di queste imprese”, conclude Chandler, “hanno imparato la dura lezione, dopo aver visto distrutta la propria reputazione. Possiamo solo sperare che Yahoo! dimostri di avere una simile capacità di imparare”.

“Scioccata e sgomenta”, di fronte alla dichiarazione di Yahoo!, si è dichiarata anche Mary Robinson, Presidente della Repubblica d’Irlanda dal 1990 al 1997, Alto Commissario Onu sui diritti umani fino al 2002 , Laureata honoris causa in Scienze Politiche all’Università di Firenze nel 2004, attualmente Direttrice del Business & Human Rights Resource Centre’s International Advisory Network e Direttrice esecutiva dell’Ethical Globalization Iniziative.

“Sembra che Yahoo! ignori le crescenti aspettative dell’opinione pubblica, affinché le imprese si assumano le proprie responsabilità per la promozione e il rispetto degli standard internazionali sui diritti umani, ovunque operino”, afferma Mary Robinson.

Dopo aver richiamato i rischi legali e di danno alla propria reputazione, cui Yahoo! può andare incontro con questi comportamenti, anche Mary Robinson sollecita i dirigenti della compagnia, “prima che la sua immagine sia ulteriormente danneggiata”, a seguire i buoni esempi di altre imprese, “che riconoscono come le compagnie possano essere una forza positiva per i diritti umani nel mondo d’oggi”.

Le dichiarazioni di Yahoo!, Chandler e Robinson sono state inviate al Business & Human Rights Resource Centre.

 

da http://www.rsinews.it/newsformat1.asp?news=860

 


 

All’ambasciatore in Italia della Repubblica democratica cinese
Al ministro degli Esteri del governo italiano
A Yahoo Italia
Ai lettori di PeaceLink


L’Associazione PeaceLink esprime la propria netta condanna per quanto è accaduto al giornalista cinese Shi Tao.

E’ stato violato, sia da Yahoo sia dal governo cinese, l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che afferma: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.

PeaceLink è direttamente interessata a questa vicenda in quanto l’articolo 3 del proprio statuto promuove la difesa della “cultura della legalità e dei diritti civili, in particolare i diritti telematici, i diritti all'espressione multimediale del pensiero e i diritti al pluralismo informativo”.

Shi Tao, condannato a 10 anni per aver rivelato “segreti di Stato” ha in realtà resa nota una circolare del governo cinese con cui si vietava ai mass media della Repubblica democratica cinese la commemorazione della strage di Tienanmen. Pertanto Shi Tao non si è reso responsabile di violazione di segreto di Stato ma ha reso noto un tentativo del governo cinese di imbavagliare la stampa e le tv in violazione dell’articolo 19 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
Siamo in presenza quindi di una duplice violazione di una Carta firmata in sede Onu da tutte le nazioni del mondo.

L’Associazione PeaceLink chiede all’ambasciatore di sollecitare una revisione del processo, al ministro degli Esteri italiano di esprimere la posizione del governo italiano in merito, a Yahoo Italia di dissociarsi da quanto è stato commesso da Yahoo a danno di Shi Tao rivelando il contenuto di una email privata alla polizia cinese.

PeaceLink invita infine tutti gli utenti del servizio email di Yahoo a dissociarsi da questo provvedimento repressivo sostituendo la loro casella di posta elettronica con una casella gratuita del servizio http://www.peacemail.it lanciato in questi giorni con il sostegno di padre Alex Zanotelli, primo utente del servizio.


Per l’Associazione PeaceLink
Carlo Gubitosa - segretario
Alessandro Marescotti - presidente


Il presente comunicato è stato inviato a

Claudia Ronchi
PR Manager
Yahoo! Italia
E-Mail: claudia.ronchi at kelkoo.it
Tel. +(39) 02 45421421
Fax +(39) 02 45421472


Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia
S.E. DONG JINYI, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario
Indirizzo: Via Bruxelles, 56 , 00198 Roma Italia
Tel: +39-06-8413458
Fax: +39-06-85352891
chinaemb_it at mfa.gov.cn


Ministro degli Esteri Gianfranco Fini
Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP)
Ministero degli Affari Esteri,
Piazzale della Farnesina, 1
relazioni.pubblico at esteri.it
Fax: +39 06.3236210
Tel: +39 06.3691.8899

da: http://lists.peacelink.it/news/msg09349.html


Roma – Pietro Folena, deputato indipendente PRC, ha presentato una interrogazione al ministro degli Affari Esteri, a quello degli Interni e al ministro all’Innovazione Tecnologica, sulla vicenda Yahoo! e sul ruolo del portalone americano nell’arresto e nella condanna di un giornalista cinese a 10 anni di carcere. Di seguito il testo:

– secondo quanto rivela Reporters Sans Frontieres la divisione cinese del noto portale internet "Yahoo!" avrebbe collaborato con le autorità locali per l’arresto del giornalista dissidente Shi Tao;
– Tao è stato condannato a 10 anni di prigionia per aver divulgato in tutto il mondo alcune "direttive segrete" emanate dal governo di Pechino: veri e propri divieti rivolti ai direttori di tutte le testate nazionali, scritti con tono intimidatorio, che stabilivano il divieto di raccontare il quindicesimo anniversario della rivolta di Piazza Tiananmen, svoltosi lo scorso giugno;
– Tao, che si è servito di "Yahoo!" per aprire un indirizzo e-mail, sarebbe stato rintracciato attraverso i messaggi di posta elettronica spediti tramite il servizio offerto dal portale;
– è legittimo domandarsi se tale "collaborazione" sia possibile anche in Italia, sulla base del recente decreto antiterrorismo e quindi quali siano le garanzie di privacy e di libertà garantite dall’attuale ordinamento;

– se il Ministro degli Affari Esteri intenda sollevare formale protesta presso il governo cinese;
– se il Ministro degli Interni ritenga che un fatto simile possa accadere anche in Italia in base alla legislazione vigente;
– se il Ministro dell’Innovazione tecnologica intenda attuare politiche più restrittive a garanzia della privacy degli utenti italiani

da: http://punto-informatico.it/p.asp?i=55175&r=PI

Valerio Di Stefano – Lettera al Ministro dell’Interno sul blitz in Val Susa

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Onorevole Ministro Pisanu,

sono un cittadino italiano.

Fino ad oggi non mi era mai capitato di rivolgermi a un’alta carica dello Stato per esprimere il mio disagio su questioni sociali anche di rilevante importanza, ma quanto accaduto la notte scorsa in Val di Susa mi spinge ad esternarLe il più profondo rammarico per una azione che è stata e che rimane assolutamente incomprensibile agli occhi dell’opinione pubblica.

L’uso della forza contro cittadini che avevano il solo torto di manifestare pacificamente e di sensibilizzare la gente della propria terra e i cittadini italiani in genere su un argomento così importante come la realizzazione di un’opera infrastrutturale che potrebbe comportare danni per la salute pubblica e per l’assetto del territorio è un atto che lascia allibiti, increduli e che getta sale sulla ferita profonda dello scollamento evidente tra pubblica opinione, forze di polizia e rappresentanti di governo.

Probabilmente  nei prossimi giorni nelle scuole si parlerà anche di quanto accaduto.

Sono più che fermamente convinto che esistano modalità diverse dalle cariche della polizia per risolvere questioni di tale delicatezza. Seguirò comunque con interesse quanto vorrà dichiarare in sede istituzionale e La ringrazio per avermi letto.

 

Distintamente

Valerio Di Stefano

 

 

Valerio Di Stefano – Google nei guai per il pay-per-click

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Il Pay per Click di Google è sotto gli occhi dei riflettori dell’opinone pubblica e sotto quelli, più discreti, della giustizia statunitense.

Per anni Google è stato leader incontrastato della pubblicità su Internet attraverso il suo programa AdWord e il suo doppio speculare, AdSense, destinato ai Webmaster che ricevono una parte dei proventi ricevuti da Google per ogni clic effettuato.

La AIT (Advanced Internet Technologies) ha denunciato Google per non aver controllato in modo efficace il cosiddetto click fraud, che permette agli utenti di realizzare sistemi atti a cliccare ripetutamente su un determinato link, a danno dell’inserzionista (che paga per la pubblicità del circuito) e del sito che ospita gli annunci (che rischia di vedersi annullare l’account e l’autorizzazione a ospitare annunci pubblicitari in futuro).

La Corte della California deciderà nel prossimo mese di maggio sull’ammissibilità della richiesta di AIT, che punta a farsi rimborsare costi illecitamente maturati e della cui provenienza illecita Google non si sarebbe accorta (non si sa se per dolo o per colpa).

A dire di AIT l’imbroglio sarebbe stato smascherato attraverso strumenti precisi atti a verificare l’attendibilità e la provenienza dei click. Google, dal canto suo riconosce validità e trasparenza esclusivamente ai propri parametri di conteggio. Ma, anche in Italia, sono molti gli inserzionisti e i siti opitanti che, in seguito a un traffico anomalo e a una azione unilaterale da parte di Google, hanno chiesto spiegazione e hanno ricevuto, come risposta, un lunghissimo silenzio.

Davide sfida Golia. E sembra anche che abbia tutte le possibilità di farcela.

Valerio Di Stefano – Terroristi e privati cittadini: tutti schedati anche per colpa delle major

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Il consiglio dei ministri della giustizia dell’Unione Europea, svoltosi a Bruxelles venerdì 2 dicembre scorso, è giunto alla decisione che i Paesi membri dell’Unione dovranno conservare i dati relativi a telefonate e traffico internet per un periodo non inferiore a sei mesi e non superiore a due anni.

La decisione si inscrive nel contesto delle iniziative prese per la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Sarà possibile conservare esclusivamente informazioni di carattere generico (ad esempio chi ha telefonato a chi, su quale numero e a quale ora) ma non sarà possibile registrare il contenuto delle telefonate o dei messaggi di posta elettronica inviati.

Naturalmente tutto questo comporterà un lavoro decisamente oneroso per i provider internet e i gestori di telefonia fissa o mobile.

A complicare le cose ci sono anche le pressioni effettuate dalla Creative Media Business Alliance, che pretenderebbe di utilizzare i dati relativi al traffico internet allo scopo di individuare gli autori di illeciti penali relativi al file sharig attraverso servizi p2p. Secondo quanto riferito dalla Federazione Internazionale dell’Industria Fonografica, infatti, la mancata coresponsione dei proventi alle case discografiche equivarrebbe a 150 milioni di euro negli ultimi quattro anni.

E’ evidente che c’è qualcosa che non va. Il diritto alla comunicazione, alla segretezza della corrispondenza (e secondo una giurisprudenza solidamente consolidata, è corrispondenza anche quella inoltrata telematicamente, via fax o una semplice telefonata a voce, un SMS o quant’altro) sono tali non solo per quello che riguarda ciò che io dico, ma anche per quanto concerne a chi lo dico, in che modo, e tramite quale mezzo.

Il fatto che esistano delle precise esigenze di sicurezza nazionale e dell’UE non giustifica un tale accanimento sulle comunicazioni di privati cittadini, che potrebbero riguardare anche sfere di estrema delicatezza, come la salute personale o la sessualità. La proposta del Consiglio si comprende meglio se si tiene presente che la presidenza inglese dell’UE l’ha fortemente voluta in seguito agli attentati di matrice terroristica perpetrati a Londra nello scorso mese di luglio.

Esiste poi una contraddizione fondamentale: se io invio a un amico via posta elettronica un file MP3 contenente l’ultima canzone della star del momento mediante un file attachement commetto un reato. Ma, stando a quanto stabilito, ci si dovrebbe solo limitare a prendere atto del fatto che il giorno X io invio una mail a Tizio, non certo del fatto che un allegato (che in quanto tale è "contenuto", parte integrante della comunicazione) contiene quei determinati dati protetti. Punto e basta.

Il peso delle major è evidente, e gli obiettivi pure. Non si tratta di difendere un sacrosanto diritto degli autori a percepire il compenso per la propria opera, e nemmeno di combattere la pirateria musicale o cinematografica su un piano sistematico. Si tratta di conservare degli interessi (certamente cospicui, e altrettanto certamente mastodontici rispetto al diritto d’autore) e di colpire direttamente il p2p. Che, di per sé, è una tecnologia soltanto buona (chi mi impedisce di scambiare con altri le mie foto o i miei scritti?), ma che viene vista come il diavolo di turno in una ossessiva ed inquietante caccia alle streghe.

Bisognerebbe anche dire che usare i dati dell’antiterrorismo nei confronti di chi si scarica Eros Ramazzotti è come curarsi un brufolo in fronte con la ghigliottina. Ed è esattamente quello che stanno facendo.

Beppe Grillo – Tassiamo chi inquina

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Quando compriamo una rivista dobbiamo eliminare la plastica esterna, gli inserti pubblicitari, le cartoline, i buoni sconto.
E al primo cestino buttiamo via tutto.
Le edicole sono diventate il punto di distribuzione dei rifiuti.
Infatti, se notate, i cestini sono piazzati dalle autorità comunali proprio vicino alle edicole.
Uno spreco. Perché non gettiamo nell’edicola questa spazzatura o, con signorilità, l’abbandoniamo sul bancone?
Si fa prima ed è anche più giusto, noi non abbiamo comprato spazzatura, che se la tengano loro.

E gli spazzini, lo smaltimento dei rifiuti, tutti gli impiegati delle aziende municipali per la nettezza urbana sono pagati da noi, non dall’Espresso o da Panorama.
Suggerisco che la quota parte di pertinenza dello smaltimento di plastica e inserti pubblicitari delle riviste sia pagata dagli editori.
Magari direttamente alla fonte, con una tassa ecologica, così si fa prima.

Ma le riviste sono solo un esempio.

Ogni volta che facciamo la spesa dovremmo ragionare sull’inquinamento e sul degrado che produciamo.
Un dentifricio lo possiamo comprare dentro una scatola oppure no, nel secondo caso non dobbiamo buttare via la scatola, nel primo caso va tassato il produttore.
Chi inquina deve pagare, oggi chi inquina viene sovvenzionato.

Sovvenzioniamo miniere, petrolio, trasporti.
Dobbiamo sovvenzionare invece risparmio energetico, fonti di energia rinnovabile, produzione per il consumo locale.
Le
tasse al mondo sono circa 7.500 miliardi di dollari, il 95% è applicato sui redditi, sui profitti da impresa, sul commercio.
Non viene tassato l’inquinamento.
Il danno ecologico, pagato oggi dal consumatore, deve essere pagato dal produttore.

da www.beppegrillo.it

Valerio Di Stefano – La SIAE rimborsa gli autori fotocopiati. E gli altri?

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E’ in corso da parte della SIAE il rimborso dei mancati diritti d’autore nei confronti di tutti gli autori e gli editori di cui sono state fotocopiate le opere nelle copisterie o nelle biblioteche pubbliche, private e degli atenei.

Lodevole iniziativa, ma è estremamente prevedibile che l’azione, più che a tutelare gli Autori, vada ad esclusivo beneficio degli iscritti alla stessa SIAE.

Dal sito internet dell’associazione si legge: "La SIAE è la Società Italiana degli Autori ed Editori. La sua funzione istituzionale è la tutela del diritto d’autore. La SIAE amministra le opere di oltre 71.000 aderenti facendo sì che per ogni sfruttamento di un’opera sia corrisposto all’autore e all’editore un adeguato compenso." In breve, chi rimborserà il laureato la cui tesi di laurea è stata fotocopiata (a buon diritto) da chi ha pagato una copisteria fior di quattrini per il servizio? E quali e quanti diritti incasserà il professore universitario che, per rendere la sua opera disponibile al maggior numero di studenti, la fa pubblicare dalla tipografia locale a costi contenuti, ma non può accontentare le richieste di un numero alto di studenti? 

Il diritto d’autore di tutti continua ad essere calpestato a favore dei privilegi d’autore di pochi.

Valerio Di Stefano – Due in uno e non chiami il 119

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L’opzione “2 in 1” di TIM continua a fare acqua da tutte le parti. Come è noto l’offerta del maggior gestore italiano per numero di utenti, consente di accorpare due numeri nella stessa scheda TIM e di ricevere ed effettuare chiamate dal numero principale (che, per comodità, viene chiamato “numero A”) e da quello secondario (“numero B”), con la possibilità di tenerli accesi entrambi o lasciare uno dei due numeri spento in ricezione.

Valerio Di Stefano – SMS elettorali: come sono andate le cose

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L’invio di milioni di SMS agli utenti dei principali gestori di telefonia mobile su disposizione del Ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio dei Ministri fa ancora discutere.

 

Sono in molti gli utenti che, vedendosi giungere -in un orario decisamente poco "ortodosso" per questo tipo di comunicazione- il comunicato con l’invito a recarsi alle urne e i relativi orari di apertura e chiusura, continuano a vedere calpestato il loro diritto alla privacy, lamentandosi dell’invadenza di questo tipo di comunicazione.

 

Dopo il risultato elettorale conviene vedere ciò che è veramente accaduto e come stanno effettivamente le cose, per trarre delle conclusioni più mirate su quello che è e rimane un fatto grave.

 

In primo luogo, occorre sgombrare il campo da un falso problema che, pure, ha distratto molti: chi ha datto alla Presidenza del Consiglio il mio numero di telefono? La risposta è: nessuno. 

Non si tratta, come è stato erroneamente interpretato da più parti, di una acquisizione di dati per un invio sistematico di SMS, bensì una disposione del Ministero dell’Interno nei confronti di Tim, Vodafone, Wind e 3, di inviare ai propri abbonati un SMS informativo sulla base di un modello precostituito (circostanza che spiega la presenza di alcune varianti di testo a seconda dei differenti gestori di telefonia mobile). Ecco il testo del decreto:

 

"I fornitori di servizi di telefonia mobile sono tenuti ad inviare, anche in deroga alle norme vigenti, a tutti gli abbonati e e titolari di carte ricaricabili un messaggio SMS relativo alle gironate e agli orari di svolgimento delle operazioni di voto per le elezioni del 12 e 13 giugno secondo il fac-simile allegato. Il messaggio dovrà essere inviato una sola volta entro e non oltre le ore 24 di venerdì 11 giugno."

 

La prima conclusione che si può trarre è che nessuno, se non il gestore di telefonia mobile del numero destinatario è il titolare dei dati personali interessati.

 

Ne consegue che chiedendo al responsabile del trattamento dei dati (che non è la Presidenza del Consiglio, ma Tim, Vodafone, Wind, 3 o chi per loro) la cancellazione del nostro numero di telefonia mobile dal proprio database l’effetto sarebbe stato quello della cancellazione dell’utenza e non quella del ripristino di una situazione di normalità in seguito a un abuso (vero o presunto tale). Un atto di prepotenza di non poco conto, non ci sono dubbi.

 

La seconda conclusione riguarda il fatto che il decreto del governo scavalca, con altrettanta prepotenza, le leggi in vigore. Colpisce, soprattutto, quel "anche in deroga alle norme vigenti", che spazza via d’un sol colpo la figura del Garante della Privacy a cui il cittadino avrebbe potuto rivolgersi per tutelare i suoi diritti.

 

Il contenuto del messaggio non ha certamente quelle caratteristiche di urgenza e di comunicazione per motivi gravi di emergenza civile o sanitaria, per cui non è previsto il rilascio del consenso da parte dell’interessato. In questo senso le giustificazioni addotte nel decreto appaiono quanto meno discutibili. Il decreto infatti riporta:

 

"la non sufficiente conoscenza da parte degli elettori delle novità introdotte sulle giornate e gli orari di voto per le prossime elezioni europee ed amministrative, potrebbe realisticamente comportare nella serate di domenica, il verificarsi di affollamenti ai seggi con conseguenti ritardi nella chiusura delle operazioni di voto"

 

E’ pur vero che è stata introdotta una novità, quale quella del voto nel pomeriggio di sabato 11 giugno, ma l’informazione in merito è stata indubbiamente sufficiente (radio, televisione, tv, giornali, organi di partito e neutrali) e tale da non indurre in errore nessuno. Quanto agli affollamenti nella serata di domenica, è logico che chi si sia trovato alle ore 22 nei locali del seggio sia stato ammesso a votare.

 

Non è chiara questo eccesso di prudenza da parte del Governo, considerato che spesso è la disaffezione alla partecipazione politica l’unico fattore che determina questo tipo di ritardi, non certo la mancata informazione, più o meno capillare che sia. E questo tipo di disaffezione non è un fattore che si cura con l’invio di milioni di SMS.

 

Altre giustificazioni di scarsa giustificazione logica potrebbero essere "che tali affollamenti potrebbero provocare, come già accaduto in analoghe circostanze, disagi e turbamenti sotto il profilo dell’ordine pubblico". Ma ce li vedete gli italiani che si picchiano per dire "Vado a votare prima io… No, prima io"?

 

"In presenza dei richiamati disagi e ritardi, potrebbero pervenire i primi risultati di scrutinio dagli altri Paesi dell’Unione Europea mentre in Italia sono ancora in corso le operazioni di voto": in realtà i risultati di altri Paesi dell’UE, che davano come linea tendenziale una sostanziale sconfitta delle rispettive forze di governo, erano già arrivate in Italia nella giornata di domenica sotto forma di exit-poll, e diffuse dai principali organi di comunicazione.

 

Dunque, quell’SMS è il frutto di una azione prepotente ed ingiustificata, ma legale. Ovviamente la sua legalità deriva a sua volta da un’azione di prevaricazione (il decreto è uscito il 9 giugno scorso) su tutte le leggi esistenti e sugli organismi che sono deputati al loro rispetto e alla loro applicazione. Ma l’utente finale può farci ben poco, giacché, a quanto pare, nessuno dell’opposizione si è accorto del passaggio di questa normativa (e questo è un fatto grave), per poterla denunciare in tempo utile.

 

Molti hanno considerato il messaggio erroneamente "anonimo", solo per il fatto di non poter accedere al numero del mittente, contribuendo così a gettare ulteriore ed ingiustificato discredito sull’anonimato nelle comunicazioni via SMS che resta un diritto del cittadino e non un’arroganza dei poteri costituiti.

 

E’ una conclusione affrettata comprensibile, anche se non giustificabile. La rabbia e il senso di invasione che si prova in certi casi può indurre a riflessioni affrettate.

 

Ma occorre capire bene come stanno le cose per non rischiare di buttare via il bambino assieme all’acqua sporca. Tenendo conto che si è aperto, comunque, un pericoloso precedente che non tarderà ad essere imitato da governi di qualsiasi razza e colore politico essi siano.

 

Più che quelle della protesta, dunque, le vere armi a disposizione del cittadino sono l’informazione e la conoscenza. 

Valerio Di Stefano – Il parlar spedito e quello ricevuto

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La questione della lingua in rete è estremamente dibattuta. Accade spesso di imbattersi, non senza una certa insofferenza, nella sempiterna domanda: "Le nuove tecnologie stanno distruggendo l’uso corretto della lingua italiana?"

 

E’ un quesito a cui si tenta di dare una risposta ora in termini pseudo-accademici, ora in contesti salottieri e perbenisti, ora in ambienti psico-sociologici e di costume, magari sotto forma di articolo da rotocalco. Non capita di rado, inoltre, di trovare in libreria piccoli e rabberciati manualetti sul come si parla quando si scrive una e-mail e su come ci si comporta se dobbiamo spedire un SMS a una persona che non conosciamo o con la quale non abbiamo una sufficiente confidenza.

 

In questo magma piuttosto eterogeneo di riflessioni, anche sull’inutile, non è possibile trovare risposte precise ed esaustive, stilate con quel minimo di rigore scientifico che si pretenderebbe in una analisi corretta. 

Ci viene in soccorso un (bel) libro di Elena Pistolesi Il parlar spedito – L’italiano di chat, e-mail e SMS, pubblicato per i tipi di Esedra (292 pagine, 19,50 euro ben spesi) nella collana "Lingua contemporanea" diretta da Michele Cortellazzo e Edgar Radke. Un libro, va detto subito, per addetti ai lavori e per studenti, ma che offre una serie di interessanti agganci per chi guarda alla rete e alla telefonia mobile come fenomeno di comunicazione a tutto tondo.

 

L’autrice, partendo dalla non banale premessa che la lingua italiana è un sistema in continua evoluzione, registra nell’avvento delle nuove tecnologie una tappa significativa di questo processo, liquidando con eleganza e intelligenza ogni questione di pregiudizio peggiorativo.

 

In ciascuno dei tre capitoli (dedicati rispettivamente alla chat attraverso IRC, all’e-mail e agli SMS), la Pistolesi analizza piccoli ma significativi corpora testuali sotto forma ora di log di sessione di chat, ora di e-mail ricevute presso una mailing-list di servizio, di risposte a un forum di un quotidiano nazionale su Leonardo Sciascia, di SMS scambiati in un fitto alternarsi di domande e risposte.

 

Vengono messi letteralmente scarnificati un lessico e una sintassi che oltre a costituire un interessante oggetto di indagine, diventano specchio della condizione psicologica ed emotiva di chi li usa. Di particolare interesse appaiono le riflessioni sul carattere di urgenza delle comunicazioni via e-mail o SMS, che fanno sì che si sviluppi nel mittente di un messaggio una sorta di ansia da risposta immediata, considerato che la sostanziale immediatezza del mezzo, ci fa vivere l’interlocutore come sempre raggiungibile e, conseguentemente, sempre a nostra disposizione (basti pensare che spesso l’invio di una e-mail può essere annunciato da un SMS o viceversa).

 

La Pistolesi si occupa anche degli errori più frequenti, da quelli di digitazione (girno per giorno), a quelli di ortografia (tipico il daccordo in soluzione unica), a quelli logici ("…siamo molto spiacenti(…)spero vivamente che Lei possa cambiare idea), mostrando come la loro non casualità abbia ripercussioni sull’uso quotidiano della lingua.

 

Ne viene fuori uno spaccato ampio e variegato, in cui inserire anche domande non ancora risolte (la parola "e-mail" si scrive col trattino o senza? E’ maschile o femminile?) o termini dialettali che stanno prepotentemente entrando nella lingua ufficiale.

 

Il nostro, dunque, è un "parlar spedito" nel doppio senso di veloce e inviato. Ogni volta che premiamo il tasto invio del computer per mandare una e-mail o un intervento in una sessione di chat, e ogni volta che inviamo un SMS, mettiamo in movimento una serie di meccanismi linguistici ed extralinguistici, di cui la Pistolesi ci mostra la struttura superficiale, ma che hanno origine da fattori ben più complessi.

 

Elena Pistolesi è ricercatrice di Linguistica italiana presso l’Università di Trieste e ha pubblicato altri studi sull’uso dell’italiano in rete.

 

Scheda
Titolo: Il parlar spedito
Sottotitolo: L’italiano di chat, e-mail e SMS
Autore: Elena Pistolesi
Editore: Esedra
Prezzo: 19,50 euro 

Valerio Di Stefano – Due in uno ma non troppo

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La possibilità di usufruire di due numerazioni di telefonia mobile utilizzando la stessa scheda Sim è una delle offerte dei vari gestori che più sta incontrando l’interesse del pubblico.

 

L’opzione è di indubbia utilità, e permette di gestire con poche e semplici operazioni un numero personale, da dare magari a familiari, amici e parenti più stretti, e un altro numero da usare nelle relazioni di lavoro o delle nostre normali attività quotidiane, accendendoli e spegnendoli quando più ci fa comodo, senza dover usare necessariamente due apparecchi e sfruttando meglio la capacità di memoria della nostra scheda Sim.

 

Tra gli operatori che fanno di questa offerta una delle proposte di punta del proprio pacchetto commerciale, Tim fa la parte del leone con l’opzione "2 in 1", che permette di usare contemporaneamente due numeri Tim (oppure un numero Tim e un numero di un altro gestore, dopo aver effettuato la portabilità del numero). 

I due numeri (che chiameremo "A" e "B") sono gestibili attraverso il servizio 4920 o mediante comandi da inviarsi via Sms allo stesso numero. Il numero "B", inoltre, acquisisce lo stesso credito, piano tariffario e bonus del numero "A", che rimane il numero di riferimento per le ricariche e gli altri servizi accessori.

 

Apparentemente, dunque, i due numeri avrebbero le stesse opzioni, cambia solo il prefisso da premettere per effettuare le chiamate e inviare i messaggi (è il 421 per il numero "B", mentre per le chiamate e gli Sms da inviare attraverso il numero "A" non è necessario premettere alcunché).

 

In realtà il tutto presenta degli inconvenienti che anche se non compromettono totalmente l’utilità del servizio, lo ridimensionano abbastanza da chiedersi come mai Tim, nel materiale informativo dell’offerta, si guardi bene dall’informare il cliente finale di queste limitazioni.

 

In primo luogo, una volta completata l’opzione "2 in 1", il numero "B" non è più abilitato per l’invio di Mms. Quelli in ricezione vengono comunicati con un Sms di notifica e possono essere visti mediante una pagina web.

 

Particolare, quest’ultimo, ancora in via di chiarimento considerate le lamentele di numerosi utenti che non riescono a ricevere Mms sul numero "B" nonostante le rassicurazioni del servizio di costumer care.

 

Dal numero "B", inoltre, non è possibile inviare Sms o fare chiamare verso numeri di telefono esteri (possibilità che rimane invece inalterata con il numero "A").

 

Tra i vantaggi dell’opzione c’è quello di poter effettuare chiamate dal numero "A" o dal numero "B" anche se rispettivamente spenti in ricezione, caratteristica che permette all’utente di raggiungere chi desidera senza essere a sua volta ricontattato. Opzioni di personalizzazione della segreteria telefonica e di altri servizi essenziali completano il tutto. Chi completerà mai l’informazione nei confronti dell’utente? 

Dimmi il credito e ti dirò che gestore hai

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Il servizio di trasparenza tariffaria per la portabilità del numero mobile è offerto da tutti i gestori di telefonia; ma le modalità di fruizione variano da gestore a gestore, con alcuni aspetti sconcertanti.

 

Lo scopo finale di questo tipo di servizio dovrebbe essere quello di fornire all’utente finale un servizio attraverso il quale apprendere se un determinato numero appartiene o meno allo stesso gestore del numero chiamante.

 

E’ chiaro che il tutto dovrebbe servire per sincerarsi i costi della telefonata che stiamo per effettuare, considerato che le tariffe verso un gestore diverso dal nostro sono più alte: in parole povere (ma anche "ricche") chiamare un numero Vodafone da una utenza TIM è molto più caro che non chiamare un altro numero TIM dalla stessa utenza, e via esemplificando.

 

Altrettanto importante è sincerarsi se possiamo contare su un prezzo abbordabile, vista la sacrosanta libertà per ogni utente di scegliersi il gestore che più preferisce.

 

Come già spiegato nei giorni precedenti, è possibile conoscere questi dettagli da qualsiasi numero di telefonia mobile semplicemente anteponendo il prefisso 456 al numero da chiamare. 

Secondo i test effettuati da Zeus News, risulta che il gestore più attento alla tutela della privacy è TIM: l’informazione fornita dal servizio 456 specifica solo se il numero che stiamo chiamando è o meno un numero TIM.

 

Wind invece ci comunica anche a quale gestore appartiene il numero che stiamo chiamando. Tale informazione, ai fini della pura e semplice conoscenza della tariffa applicata, è ridondante: il cliente vuole sapere se può risparmiare, non è tenuto a sapere esattamente con chi il destinatario delle sue chiamate ha attivo un contratto di fornitura di telefonia mobile.

 

Una amara sorpresa viene da Vodafone: il servizio 456 può avere delle limitazioni. L’operazione non può essere conclusa se la vostra scheda SIM ha un saldo insufficiente. Si badi bene, questo non significa necessariamente che il credito sia "passivo".

 

Per esempio, con pochi centesimi di euro (14 nelle nostre prove) non è possibile accedere al servizio – mentre si possono reperire tranquillamente altre informazioni che riguardano, per esempio, la nostra scheda SIM, il profilo tariffario attivo, eventuali opzioni accessorie, offerte speciali in corso, notifica del costo delle chiamate e così via.

 

A quanto pare, conoscere quale gestore si sta chiamando è un diritto solo per chi se lo può permettere "in maniera sufficiente". 

Valerio Di Stefano – La censura dagli occhi a mandorla

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La Microsoft e il governo cinese hanno raggiunto un accordo secondo il quale i cittadini cinesi che desiderino aprire uno spazio blog sul portale MSN si vedranno censurare alcune espressioni e parole chiave e verranno cortesemente invitati a sostituirle o, meglio, a non usarle se desiderano fare in modo che il loro pensierovada on line.

 

Tra queste espressioni figurano "libertà", "diritti umani", "democrazia". Particolarmente sorvegliato dal sistema di restrizioni imposto dal governo di Pechino e pedissequamente accettato da Microsoft anche il campo semantico che si riferisce all’indipendenza di Taiwan.

 

Qualunque utente cinese desideri accedere ai servizi di MSN per inserirvi un blog o un diario on line, dovrà accettare di sottostare a delle "regole di condotta" imposte non già da una consuetudine d’uso, come nel caso di quello che nei paesi occidentali comunemente viene inteso per "Netiquette", ma da una pressione governativa di controllo che appare, se possibile, pretestuosa e preoccupante.

 

Se il divieto viene ignorato si viene avvisati dell’opportunità di cancellare l’espressione "proibita", anche se non è ben chiaro (o forse lo è fin troppo) quali siano le conseguenze successive.

 

Altre restrizioni per i cittadini cinesi riguardano le ricerche su Yahoo e Google.

 

La Cina è quanto mai lontana, soprattutto per il rispetto dei diritti civili e delle libertà fondamentali dell’individuo.

Valerio Di Stefano – Rimborso SIAE ma solo per le imprese

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Nella giungla delle normative e dei cavilli della legge sul diritto d’autore, sta per entrare una ulteriore e intricata problematica, destinata certamente a creare una discussione serrata tra addetti ai lavori e opinione pubblica.

 

Secondo quanto riferiscono vari organi di informazione (tra i più sensibili al problema segnalo l’emittente Radio 24, che sta riportando la notizia non soltanto nella programmazione dedicata ai media e alla rete, ma anche in quella più generalista delle news e dei notiziari di approfondimento), presto sarà possibile richiedere, per tutti i titolari di partita IVA, il rimborso del pagamento della quota per il diritto d’autore relativa all’acquisto di CD-R, DVD-R, altri supporti magneto-ottici (riscrivibili e non), cassette audio analogiche e videocassette vergini.

 

Come si ricorderà, l’aumento del prezzo al pubblico di questo tipo di supporti per il backup dei dati (o, in alternativa, per la creazione di copie di sicurezza di materiale coperto da diritto d’autore legalmente detenuto) entrò in vigore con la più recente delle modifiche alla L. 633/41 e pose non pochi dubbi. 

In primo luogo ci si chiedeva per quale motivo dovesse essere corrisposto il pagamento di una quota forfettaria per il diritto d’autore anche quando il supporto (per esempio il CD-R) veniva utilizzato per scopi assolutamente leciti, e comunque per usi non direttamente connessi al pagamento dei diritti: per esempio copie in MP3 di CD musicali regolarmente acquistati e detenuti, masterizzazione di foto, filmati, scritti e lavori realizzati in proprio e i cui diritti sono già naturalmente disponibili per l’autore, copie di sicurezza di dati importanti per la nostra attività personale o professionale eccetera.

 

Secondariamente, sorgeva il ragionevole dubbio che quanto pagato in più per avere diritto alla copia privata di un’opera dell’ingegno andasse realmente a beneficiarne l’autore (o l’interprete, o chiunque ne detenga i diritti). In altre parole, se Tizio duplica un CD di canzoni di Renato Carosone, chi lo rassicura del fatto che il supplemento pagato per l’acquisto del CD vergine vada effettivamente nelle tasche degli eredi dell’artista napoletano e non venga ridistribuito, per esempio, tra gli autori e artisti che detengono i primi posti nella hit-parade delle vendite?

 

Stabilendo la possibilità per le imprese di vedersi rimborsate le eccedenze ingiustamente corrisposte solo per avere usato dei CD-R per il backup periodico dei dati di uno o più PC (gestione clienti, fatture, corrispondenza ed altro) dietro una semplice autocertificazione, si va a sanare solo parzialmente una situazione che appare al limite dell’assurdo.

 

In effetti non si vede come mai questo diritto al rimborso debba essere stabilito per le imprese e non anche per il privato cittadino. Non sempre, infatti, il concetto di "copia privata" o "a uso personale" coincide con la nozione di violazione del diritto d’autore.

 

E’ indubbio, infatti, che se il Tizio di prima masterizza un CD audio contenente la voce del figlio che pronuncia le prime parole per poterselo ascoltare in automobile quando rientra a casa dal lavoro (caso strano, bizzarro, al limite dell’assurdo, probabilmente, ma la legge e la normativa devono garantire anche questi diritti), realizza una "copia privata" e "a uso personale", ma non lede il sacrosanto diritto di nessuno a disporre dei diritti economici della propria opera.

 

Il punto è che si tratta di una normativa sbagliata nella pratica e non nel principio di base. Perché non tiene presente il fatto che se io sono autorizzato a copiare qualcosa e a cederlo ad altri (o perché sono io stesso l’autore di quel qualcosa, o perché l’autore me ne ha dato il permesso) non sarei tenuto a corrispondere alcunché.

 

Di fatto, la possibilità da parte delle imprese di chiedere il rimborso di quanto pagato in eccesso contribuisce sempre di più a creare la spaccatura tra cittadini di serie A e di serie B. Nessuno rimborserà mai niente al signor Mario Rossi che non è titolare di Partita IVA.

 

Soprattutto, nessuno rimuoverà gli ostacoli che si frappongono tra il signor Rossi e la fruizione delle opere dell’ingegno altrui che, proprio in quanto tali, sono sottoposti a una serie infinita di regolamentazioni possibili che l’attuale dispositivo di legge non è più capace di contemplare. 

Valerio Di Stefano – Il rivoluzionario si diverte

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Rilegato in puro stile magazzino di Amazon.com (non si fanno più i libri di una volta e nemmeno la loro carta ha più lo stesso odore), Rivoluzionario per caso, pur non essendo stato fatto precedere da un battage pubblicitario particolarmente pressante (meno male, segno che c’è ancora chi scrive per il puro gusto di raccontare e di raccontarsi e chi legge per il puro piacere di stare a sentire ciò che qualcun altro ha da dire), sta già ottenendo un buon successo in libreria e si presenta, pur nei limiti del target di pubblico a cui si dirige, come un vero e proprio "caso" editoriale.

 

Non soltanto perché si ha a che fare con l’autobiografia del creatore del sistema operativo che sta maggiormente impensierendo (che lo si dica o no) lo strapotere della Microsoft, ma anche perché il risultato finale risulta di piacevole lettura, permeato da un senso dell’umorismo a volte non troppo condivisibile ma certamente incalzante e omogeneo, e risulta godibile per come è strutturato (mentre Torvalds racconta la sua storia come sono arrivato a Linux-, Diamond racconta la storia del libro come siamo arrivati alla decisione di scriverlo-, in un piacevole alternarsi di giochi di scatole cinesi) e per una scrittura veloce ma non telegrafica.

 

E altro non c’era da aspettarsi, trattandosi di Linus Torvalds, personaggio senza dubbio divertente, interessante, fuori dagli schemi e dalle righe di un conformismo infotelematico che senza dubbio gli risulta stretto come il vestito di due o tre anni fa. Va detto, tra l’altro, che l’autobiografia non è l’unica esperienza editoriale di Torvalds in Italia, considerato che, contemporaneamente, è uscito per Feltrinelli L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione di Pekka Himanen, cui Torvalds ha scritto la prefazione (il titolo è un riuscito divertissements sul famoso saggio di Max Weber L’etica protestante e lo spirito del capitalismo). 

Anche da una lettura di pura fruizione come la mia, appare subito chiaro che esiste, in ciascuna delle pagine di Linus, un sostanziale amore per le cose e per la "cosa" informatica in particolare. Anche quando ci parla della sua famiglia di origine, dell’ambiente in cui è nato, cresciuto e vissuto, Torvalds permea il suo periodare di un’evidente tono affettivo che non calerà neanche davanti alle situazioni più difficoltose o spiacevoli (la separazione dei genitori, il rapporto con la sorella "colpevole" di non capire, se non a cose ormai fatte, che il lavoro del fratello smanettone è stato effettivamente apportatore di novità) e alle circostanze più imbarazzanti (la candida ammissione di non aver mai letto neanche un libro scritto dal nonno, poeta e giornalista).

 

Quando non è presente questa affettività, è presente l’autoironia. Particolari solo apparentemente insignificanti ("Ero un brutto bambino. Cosa ci posso fare?") strappano una risata al lettore e fanno sì che più che l’evoluzione del genio che ha passato giorni e giorni della propria vita chiuso in una stanza a creare un sistema operativo, si parli della conversione del brutto anatroccolo in cigno. In breve, una storia finita bene, una favola, se si vuole. Con tutti gli ingredienti della favola, soltanto applicati al contrario, come l’incontro con la moglie Tove che sfaterà l’incantesimo dettato dal primo giudizio della mamma: "Guardandolo crescere non potevo non pormi una domanda: messo com’è come diavolo farà a incontrare una ragazza carina?", e l’esperienza della creazione e della messa in circolazione delle prime versioni di Linux e dello straordinario successo che ne è conseguito.

 

Come ogni favola che si rispetti, il libro di Torvalds ha anche una morale. E la morale è quella dichiarata, neanche tanto velatamente, tra le righe. L’esperienza della creazione di Linux è stata, soprattutto, divertimento, passione per la scoperta delle cose, voglia di imparare e di essere, attraverso questo entusiasmo, artefice di qualcosa di nuovo che possa dare felicità a chi crea e a chi usufruisce del prodotto finale. Non esiste, in tutto il libro, un solo cenno di ostilità nei confronti di quello che l’opinione pubblica vede e riconosce come il più tenace dei concorrenti di Torvalds, il Bill Gates di Windows, ovvero l’indispensabile controparte per la ricerca di dualismi stereotipati come il Buono e il Cattivo, il bene e il male, Davide e Golia, Sandokan e Lord Guillonk, gli uni e gli altri, la dama e gli scacchi, il falso e il vero, la Pepsi e la Coca-Cola e viandare.

 

Probabilmente la gente ha un incredibile bisogno di opporre a Torvalds qualcuno che predichi l’esatto contrario. Ma Torvalds no. La sua esperienza è semplicemente quella di una persona che in un determinato momento della propria vita si è divertito a costruire qualcosa di diverso, partendo dalle sue personali necessità. La necessità, come ripeto, non era certo quella di contrastare chissà quale strapotere o di offrire chissà quali alternative, come vorrebbe sostenere certo fanatismo linuxaro, ma solo ed esclusivamente quello di fare qualcosa di bello per sé, che, successivamente, è andato a costituire qualcosa di bello ed importante anche per gli altri.

 

L’atteggiamento di Torvalds, quindi, non è assolutamente quello di chi si mette a combattere una guerra tanto stupida quanto insensata, ma quello di chi vive la propria vita per quella che è, si mette sulla riva del fiume con una canna da pesca (o si rinchiude in una camera buia con un computer a meno di mezzo metro dal letto, è la stesso) perché questa è l’unica cosa di cui ha bisogno. Se Linus Torvalds fosse partito con la chiara idea di fare la rivoluzione, probabilmente non ci sarebbe mai riuscito. E non certo per incapacità (ché Linus Torvalds è tutto meno che incapace) ma perché le rivoluzioni si fanno vivendo.

 

Il contrasto tra il pensiero originale di Linus Torvalds e quello dei suoi tanti epigoni improvvisati, risulta chiaro, oltre che dalla lettura del libro, anche da alcune riviste recentemente rilasciate, in cui, tra le altre cose, ha affermato: "Dov’è il problema per Linux? Sicuramente non è l’e-mail. Direi che è tutto il resto, ma è solo questione di tempo. Certo, StarOffice non è la soluzione perché è StarOffice stesso un rottame!" (Intervista a Fabio Malagnini in Internet News, novembre 2001). Il fatto che sia lo stesso creatore di Linux a distruggere i falsi miti che migliaia di utenti vorrebbero tenere in piedi come feticci da adorare a tutti i costi (per molti il fatto che qualcosa sia gratis e non-Microsoft significa ancora che sia di buona qualità), è un dato tranquillizzante e che ci riporta alla vera essenza delle cose. Perché, per dirla con lo stesso Torvalds, il problema vero, adesso sono gli applicativi. Linux e la sua rivoluzione per caso e per divertimento, per fortuna, sono dati acquisiti. 

Valerio Di Stefano – La vita è una questione cellulare

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La signora ha uno sguardo interrogativo. Poi mi dice: "Professore, non si potrebbe fare in modo di risparmiare sulla spesa dei libri scolastici? Sono così cari…"

 

La signora ha ragione. I libri di testo per le scuole italiane sono tra i più cari d’Europa. Qualcosa si può fare, ma è sempre una goccia nel mare per le famiglie italiane che nei primi mesi dell’anno scolastico sono obbligate a sottoporsi ai consueti salassi dell’editoria scolastica.

 

I ragazzi, invece, quelli che i libri dovrebbero usarli e ne sono gli utenti finali e principali, ostentano modelli di cellulare sempre più sofisticati e soprattutto costosi. Quattrocento, cinquecento euro in negozio. L’equivalente di una spesa media di una famiglia italiana per i libri scolastici dei figli. Funzioni sempre più sofisticate e per lo più inutili. Tengono il loro telefonino come se fosse una protesi, o come se addirittura fosse una parte di loro stessi.

 

Scattano foto, girano minifilmati, si inviano SMS alla velocità della luce, senza contare più sul fatto che il telefonino è essenzialmente uno strumento di comunicazione e non un giocattolo. Da status symbol per yuppies rampanti e un po’ démodés, il cellulare si è convertito in uno status symbol per adolescenti. E comunque, in bene di prima necessità. 

Insucuri, attaccati alla televisione e alla famiglia (ma favorevoli al divorzio), assolutamente contrari alla fecondazione artificiale ma soprattutto irrimediabilmente dipendenti dal loro telefonino. Così appaiono gli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 19 anni in un sondaggio pubblicato venerdì 20 novembre scorso dal quotidiano "La Repubblica" e reperibile sul sito di Agicom.

 

Secondo l’inchiesta il 51,6% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni possiederebbe un telefono cellulare. Di questi il 5,2% cambia telefono ogni mese.

 

Il fascino risiederebbe ancora negli intramontabili messaggi di testo. Economici e brevi permettono di inviare pensieri zippati e concentrati nello spazio e nel linguaggio. Nessuna puntecchiatura, nessun rispetto delle regole di ortografia, e soprattutto linguaggio ridotto all’essenziale. Per non parlare degli squillini, vere e proprie metafore del messaggio "Io ci sono, tu ci sei?" che dànno serenità e possibilità di controllo dell’altro.

 

Eppure dietro questo indubbio impoverimento delle possibilità espressive dei nostri ragazzi esiste un disagio diffuso che la società deve cogliere. Sullo stesso numero del giornale, appare, poco più avanti, la notizia del suicidio di una ragazza 15enne che aveva preannunciato il proprio gesto proprio mediante l’invio di un SMS agli amici: "Vivo una vita che non è la mia…se non fossi nata sarebbe lo stesso. Io ho avuto il coraggio di farlo, poi si vedrà."

 

Non è la prima volta che accade: delusioni d’amore, delusioni dall’ambiente di lavoro, dal gennaio 2003 è un susseguirsi di gesti estremi legati, soprattutto, alla richiesta di aiuto estrema inviata tramite cellulare.

 

E’ impensabile credere che per i nostri adolescenti questo sia solo un caso. Ed è impossibile far finta di non vedere che la diffusione dei telefoni cellulari tra i bambini non sia altro che un boomerang che riesce solo ad accentuare la loro solitudine e il loro bisogno di esprimersi in modo pieno e compiuto.

 

Spesso in un SMS sono contenuti mondi interi. Ma 160 caratteri sono sempre troppo pochi per contenere un mondo. 

Radioincontro n. 006

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                  (  R A D I O I N C O N T R O  )
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               Informazioni DX –  #06/97 – 06.03.1997
               by  SWL I6-302PE  <—>  SWL I5-3311FI
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–>ATTUALITA'<–

#1 LA CRISI IN ALBANIA. I mass media italiani informano in questi
   giorni sui gravissimi avvenimenti che si svolgono nella vicina
   repubblica albanese. In risposta alla sanguinosa rivolta popolare
   di Valona, il governo ha decretato lo stato d’emergenza con co-
   prifuoco e limitazione delle liberta’.
   Da lunedi 3 marzo le troupe televisive straniere non possono in-
   viare immagini e notizie, poiche’ il link via satellite, utiliz-
   zato a tale scopo  e gestito dalla  TV di Tirana, e’ stato disat-
   tivato per ordine delle autorita’. Contemporaneamente sono state
   interrotte le trasmissioni di VOA, BBC e TWR che vengono effettua-
   te in Albania grazie a trasmettitori messi a disposizione e/o af-
   fittati da Radio Tirana. Secondo alcune fonti sono state addirit-
   tura riattivate le stazioni jamming per disturbare le emissioni di
   stazioni radio estere, cosi’ come accadeva ai tempi di Enver Oxa.
   Radio Tirana d’altro canto continua a trasmettere regolarmente an-
   che i programmi per l’estero. Ascoltata in lingua italiana alle
   ore 1730 UTC sull’onda media di 1395 KHz ha fornito un ampio reso-
   conto dei fatti (assolutamente filogovernativo), sottolineando nel
   contempo che la vita continua a scorrere normalmente.

#2 L’Austria, uno degli ultimi baluardi del monopolio radiotelevisivo
   statale, si appresta a legiferare in favore delle stazioni priva-
   te. E’ stata annunciata infatti una proposta di legge che in qual-
   che modo risponde alle critiche della comunita’ internazionale ed
   alle istanze interne. Entro l’anno dovrebbero essere rilasciate le
   prime 50 licenze a radiotelevisioni regionali e/o locali, nessuna
   di queste pero’ in competizione diretta con l’ente pubblico ORF.

#3 Dopo oramai diversi mesi dall’inizio della vicenda, finalmente la
   rete televisiva giapponese "TV Asahi", ha ammesso di aver introdot-
   to segretamente apparecchiature radio all’interno dell’ambasciata
   nipponica a Lima (Peru’) dove un gruppo di guerriglieri Tupac Amaru
   si e’ asserragliato con decine di ostaggi.
   L’emittente ha giustificato l’atto affermando che in tal modo in-
   tendeva mantenere i contatti con i prigionieri e quindi rassicura-
   re le rispettive famiglie. Si ricordera’ che le autorita’ peruvia-
   ne scoprirono quasi subito il c
ollegamento radio ed espulsero dal

   paese i rappresentanti della televisione. Anche il governo giappo-
   nese, primo fra tutti il premier Hashimoto, ha fortemente critica-
   to TV Asahi.

#4 Le emissioni radio sembrano essere il modo piu’ naturale per comu-
   nicare da mondi lontani ed e’ per questo che gli scienziati ascol-
   tano il cielo coi radiotelescopi. L’obiettivo che i vari programmi
   Seti si pongono e’ individuare tali segnali e dimostrarne l’origi-
   ne aliena. I radiotelescopi sono piu’ grandi dei telescopi ottici
   perche’ la lunghezza delle onde radio e’ milioni di volte maggiore
   di quella delle onde luminose. Sono anche piu’ grandi e sensibili
   delle antenne paraboliche che mettiamo sui tetti per captare i pro-
   grammi TV in quanto i segnali dallo spazio sono molto piu’ deboli.
   Programmi televisivi della prima ora come "Lascia o raddoppia" han-
   no gia’ sorvolato migliaia di stelle. Chissa’ che non possa essere
   qualche quiz o qualche telenovela a segnalare la nostra presenza
   (intelligente?) agli alieni.

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–>NORMATIVA<–

#1 Apparsa in rete Packet e ripresa su FidoNet una notizia riguardante
   l’autorizzazione recentemente emanata dal Ministero delle Poste e
   delle Telecomunicazioni per la banda 433 MHz per i punti previsti
   dall’art. 334 del Codice Postale.
   In altre parole, a tutt’oggi, chiunque puo’ operare con potenza di
   100 mW da 433.050 a 434.790 MHz, previa domanda in carta legale e
   canone annuo di L.15.000. Per intenderci, esattamente quel che ac-
   cade per la banda 43 MHz.
   Le perplessita’ espresse da numerosi OM sono pero’ numerose e tutte
   ugualmente serie:
   a) la porzione di freq. rientra in una banda assegnata internazio-
      nalmente ai radioamatori, anche se in Italia concessa con sta-
      tuto Secondario;
   b) la porzione in oggetto, cosi’ come prevede il Piano Nazionale
      di Ripartizione, e’ stata destinata dal 1992 ad applicazioni
      industriali;
   c) come tutte le bande ham, anche questa e’ organizzata con un ri-
      goroso e preciso Band-Plan che dunque verra’ improvvisamente
      sconvolto (pensare ai ponti radio, per esempio);
   d) se l’uso che i "radiodilettanti" possono fare di questa banda
      deve essere rispondente ai punti 1-2-3-4 e 7 dell’art.334 del
      Codice Postale, c’e’ davvero poco da dilettarsi perche’ nella
      gran parte dei casi tali utilizzatori dovranno essere di tipo
      professionale.
   Ci aspettiamo comunque che si apra un dibattito sull’argomento: gli
   interessati possono farsi vivi, grazie.

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–>BROADCAST DX<–

#1 Kol Israel trasmette tutte le sere un notiziario in lingua spagno-
   la alle 1950 UTC su 7465, 9435, 11605 e 15640 KHz.(fonte:IBA)

#2 Da Citta’ del Messico trasmette Radio Educacion, emittente cultura-
   le di proprieta’ del governo federale e gestita dalla Secretaria de
   Educacion Publica. La programmazione generale dell’emittente e’ ba-
   sata  su  quattro  tipologie  di  programma: educativo,informativo,
   orientativo e di intrattenimento.
   Attualmente Radio Educacion trasmette attraverso due stazioni:
   a) stazione XEEP  onda media di 1060 KHz, 100 Kw, 24 ore al giorno
   b) stazione XEPPM onda corta di 6185 KHz,   5 Kw, 12 ore al giorno.
   L’indirizzo e’: Radio Educacion
                   Apartado de Correo 21-940
                   04021 Ciudad de Mexico
                   Mexico.                         (fonte:REE)

#3 Radio Cina Internazionale trasmette in lingua italiana secondo il
   seguente schema:
          1830-1900 UTC  7405,7470, 9965 KHz
          2030-2100 UTC  7470, 9965 KHz
          2100-2200 UTC  7470, 9365, 9965 KHz
          2230-2300 UTC  3985 KHz (via Radio Svizzera Internazionale)

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–>TELEMATICA<–

#1 Ventimila utenti italiani di reti telematiche dicono no alla TUT,
   la famigerata Tariffa Urbana a Tempo e ne chiedono a gran voce la
   abolizione considerandola iniquo balzello imposto da Telecom Ita-
   lia. Le firme sono state raccolte da "Citta’ invisibile" ed entro
   breve verranno presentate direttamente al ministro Maccanico.
   Per aderire alla campagna nazionale per l’abolizione della TUT ci
   si puo’ collegare a:
                      http://www.citinv.it/notut.

#2 Telecom Italia ha annunciato che dal 1 marzo scorso sono in funzio-
   ne due nuovi prefissi internazionali di teleselezione:
   -Repubblica Ceca………00420
   -Repubblica Slovacca…..00421

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–>RADIODIFFUSIONE<–

#

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–>HAM RADIO NEWS<–

#1 T32Z attivo in CW e SSB dalle 0130 alle 0800 UTC ed intorno alle
   1900 UTC. Provare su 1826, 7003, 14180 e 21005 KHz. Attenzione pe-
   ro’: la QSL info corretta e’ via N7YL, diffidare di ogni altra in-
   dicazione pubblicata da chicchessia.

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–>APPUNTAMENTI<–

#1 Dal 9 al 10 Marzo, 16.ma  Mostra  Mercato  del  Radioamatore e CB,
   Elettronica e Computer. Centro fieristico di Faenza, Via Risorgi-
   mento 1. Orario continuato, sabato e domenica dalle 9 alle 19.
   All’interno  della Mostra: Mercatino  e della radio  e del  disco
   d’epoca.
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–>UTILITY<–


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          —>Questo file e’ di Pubblico Dominio<—
La Newsletter RADIOINCONTRO, e’ una raccolta periodica di informazioni
DX per OM, SWL, BCL, UTL, CB ed ogni altro appassionato di radio,  cu-
rata da Franco Probi (SWL I6-302PE), senza scopo di lucro.
La Newsletter RADIOINCONTRO viene  diffusa  per via  telematica  sotto
forma di file di testo (.txt). Con la condizione di non apportare nes-
suna modifica al  file originale, l’autore consente a  chiunque la du-
plicazione e la distribuzione a terzi in forma gratuita.
La riproduzione su riviste, bollettini, e Newsletter a stampa  e’ con-
sentita citando la fonte esplicitamente.
E-Mail Fidonet:   Franco Probi 2:335/624
E-Mail Internet:  franco.probi@f624.n335.z2.FidoNet.org

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Radioincontro n. 005

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               Informazioni DX –  #05/97 – 27.02.1997
               by  SWL I6-302PE  <—>  SWL I5-3311FI
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–>ATTUALITA'<–

#1 Cattive notizie per gli appassionati di telegrafia. La Francia ha
   ufficializzato il prossimo abbandono del modo CW nelle comunica-
   zioni in bande marittime (per maggiori dettagli leggere in sezio-
   ne UTILITY).
   Purtroppo il codice inventato da Samuel Morse nel 1837 ha gia’ il
   destino segnato: i paesi membri dell’International Maritime Orga-
   nization hanno decretato che dal 1 Febbraio 1999 dovra’ cessare
   totalmente l’uso di tale codice nelle comunicazioni radio tra na-
   vi e stazioni costiere. Ed alcuni Paesi gia’ si stanno adeguando:
   oltre la Francia, per esempio, anche gli USA hanno gia’ intrapreso
   questa strada, se si pensa che la US Coast Guard ha praticamente
   abbandonato il CW gia’ dal 1995.

#2 Hanno sfiorato la cifra record di 3.000 e sono stati 1.195 in piu’
   rispetto al 1995 gli incidenti provocati l’anno scorso dai virus
   informatici in Italia. A scatenare le epidemie sono stati 89 diver-
   si tipi di virus, nemmeno l’1% dei 10 mila in circolazione nel mon-
   do, e hanno colpito computer della Pubblica Amministrazione, indus-
   trie, e banche.

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–>NORMATIVA<–

#  NIL

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–>BROADCAST DX<–

#1 MEMORIAL CONTEST ESPERANTO "GIROLAMO LUCCHETTA".
   Per ricordare l’amico Girolamo Lucchetta, morto il 20 agosto 1996,
   il Gruppo d’Ascolto della Marca Trevigiana organizza il 1.mo Me-
   moria Contest Esperanto.
   Gli obiettivi del Contest sono la diffusione e l’incentivazione
   dell’ascolto delle stazioni radio che trasmettono in esperanto.
   Di seguito e’ riportata una sintesi del regolamento: per ulteriori
   informazioni si puo’ scrivere direttamente al GAMT all’indirizzo
   riportato piu’ in basso.
   Durante i week-end del periodo di svolgimento del contest sara’ at-
   tiva una stazione radiofonica che irradiera’ un programma speciale
   in esperanto. La ricezione di questa stazione permettera’ di otte-
   nere una QSL commemorativa.
   Il contest si svolge dal 31 maggio al 31 luglio 1997.
   Occorre ascoltare il maggio numero di stazioni che trasmettono in
   esperanto. Ogni emittente ascoltata vale 5 punti se l’ascoltatore
   si trova nello stesso continente dal quale opera la stazione radio.
   Le radio locali valgono 1 punto. Stesso punteggio viene attribuito
   alle stazioni che operano via satellite. Se l’ascolto viene effet-
   tuato da almeno 200 Km dalla stazione il punteggio sale a 15 punti.
   L’elenco delle radio ascoltate dovra’ pervenire all’indirizzo del
   GAMT entro e non oltre il 31/12/1997 insieme alla fotocopia delle
   cartoline e/o lettere QSL ricevute in risposta ai rapporti d’ascol-
   to. La partecipazione al contest e’ gratuita.
   A tutti i partecipanti sara’ inviato un attestato in ricordo. Premi
   saranno distribuiti ai primi 5 classificati.
   Indirizzare tutta la corrispondenza a:
                                         G.A.M.T.
                                         Caseppa postale 3
                                         Succursale 10
                                         3100 Treviso.

#2 La radio canadese resta nel panorama radiofonico internazionale.
   La decisione di chiudere Radio Canada International, presa alla
   fine dello scorso anno dal presidente Perrin Beatty, e’ stata
   scongiurata dal ministero competente. Un apposito accordo e’ sta-
   to raggiunto tra l’ente radiotelevisivo ed il governo canadese:
   quest’ultimo si impegna a reperire i fondi necessari per il man-
   tenimento del servizio radiofonico in onde corte. Soddisfazione
   e’ stata espressa dai 125 dipendenti fissi che evitano in questo
   modo il licenziamento. (fonte: RCI)

#3 Segnalata la nuova frequenza di 783 KHz per la stazione spagnola
   COPE Radio Miramar di Barcellona.

#4 Schema delle trasmissioni in lingua spagnola di Radio Austria In-
   ternational, a tutto Marzo 1997:
      0030-0100 UTC   9495, 9870 KHz
      0330-0400 UTC   9495, 9870 KHz
      1430-1500 UTC   6155,9495, 13730 KHz
      2100-2200 UTC   5945, 6155, 9495, 13730 KHz
      2330-2400 UTC   9870 KHz
     
#5 Schema delle trasmissioni di Radio Benin, in lingua francese:
      0430-0900 e 1600-2300 UTC  1475, 4870 KHz   lunedi e martedi
      1100-1430 e 1600-2300 UTC  1475, 7210 KHz   giovedi e venerdi
      1100-1600
UTC              1475, 7210 KHz   solo mercoledi
      0600-0900 e 1600-2300 UTC  1475, 4870 KHz   sabato e domenica
   L’indirizzo e’ il seguente:
                             Office de Radiodiffusion et Television
                             du Benin (ORTB),
                             Boite Postale 366
                             Cotonou
                             Benin.

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–>TELEMATICA<–

#1 La magistratura croata ha aperto un’inchiesta su tre liceali che
   avrebbero cercato di penetrare nel sistema informatico del Penta-
   gono utilizzando Internet. Ne ha dato notizia Radio Zagabria, pre-
   cisando che a seguito di informazioni fornite dallo stesso Penta-
   gono, la polizia croata e’ riuscita a risalire ai tre giovani, re-
   sidenti in una cittadina della costa adriatica, accusandoli, tra
   l’altro, di aver modificato alcuni codici informatici nei database
   della difesa statunitense.

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–>RADIODIFFUSIONE<–

#1 Canadian Broadcasting Corporation ha formalmente avviato un piano
   che prevede la realizzazione di strutture tecnologiche permanenti
   finalizzate alla trasmissione radio digitale. La prima serie com-
   pleta di trasmettitori e ripetitori dovrebbe entrare in funzione,
   al piu’ tardi, entro l’inizio del 1998 in sostituzione di altret-
   tanti impianti tradizionali. (fonte: CBC)

#2 Come entrare in contatto con la Radio Vaticana? C’e’ solo l’imba-
   razzo della scelta:
   Radio Vaticana, Ufficio Promozione, 00120 Citta’ del Vaticano;
   Telefono  06/69883551          Telefax  06/69884565
   E-Mail    mc6778@mclink.it
   W.W.Web   http:/www.wrn.org/vatican-radio/

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–>HAM RADIO NEWS<–

#1 +++ SILENT KEY +++
   K4LMB, Ethel Smith, fondatrice nel 1939 e 1.mo presidente del YLRL,
   Young Ladies Radio League, in USA. E’ deceduta lo scorso 5 Febbraio
   all’eta’ di 79 anni.

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–>APPUNTAMENTI<–

#1 Terzo Incontro Nazionale dei DXers Messicani: previsto per il 1 e
   2 Agosto 1997 nella citta’ di Vera Cruz.

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–>UTILITY<–

#1 Come anticipato nella sezione ATTUALITA’, la Francia ha ufficial-
   mente decretato l’abbandono della telegrafia nelle comunicazioni
   radio marittime. La motivazione e’ che la telegrafia, da conside-
   rarsi assolutamente antiquata, non e’ piu’ di alcun vantaggio nel-
   le comunicazioni tra le navi e le stazioni costiere.
   Dunque, dalla mezzanotte UTC del 27 Febbraio 1997 gli operatori
   radio costieri riporranno i loro tasti nel cassetto, dopo 93 anni
   di onorato servizio.
   Le autorita’ radio marittime francesi sostengono che il futuro e’
   del satellite e lo dimostra il fatto che lo scorso anno le radio
   costiere d’oltralpe hanno trasmesso appena 100 messaggi in CW, ri-
   cevendone ancor meno.
   Per non parlare del soccorso in mare: l’ultimo S.O.S. ricevuto da
   una costiera francese risale al 1990. Che dire: la sicurezza della
   vita umana esige l’utilizzo di tecnologie e metodi sempre piu’
   avanzati, che il progresso mette a disposizione, e a quanto pare
   il CW ha fatto il suo tempo. Restera’ la nostalgia di chi ha tanto
   amato i punti e le linee di Morse. Speriamo che i radioamatori sap-
   piano conservare nel tempo questo patrimonio davvero speciale.

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          —>Questo file e’ di Pubblico Dominio<—
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Radioincontro n. 004

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               Informazioni DX –  #04/97 – 20.02.1997
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–>ATTUALITA'<–

#1 E’ iniziata negli Stati Uniti la guerra tra computer e TV. L’accor-
   do interindustry di fine anno sullo standard per TV digitale ad al-
   ta definizione, subito approvato dalla FCC, segna l’inizio di una
   rivoluzione nel mercato dell’elettronica di consumo. Il 95%  delle
   case americane ha almeno un televisore e si ritiene che nei prossi-
   mi dieci anni tutti questi apparecchi dovranno essere rimpiazzati.
   Mentre non ci si aspetta di vedere nuovi televisori sul mercato
   prima della fine del ’98.

#2 L’ARRL ha reso noto che il numero totale dei propri soci e’ in
   crescita nonostante il trend negativo che lo sviluppo dell’hobby,
   in generale, sta registrando. l’Associazione nordamericana addirit-
   tura dichiara che nel 1996 e’ stato stabilito il record di adesio-
   ni con un totale di 175.023 equivalente ad un incremento di 3.574
   unita’, pari al 2,1 per cento. (fonte:ARRL)

#3 Individuato il primo virus in grado di attaccare il sistema opera-
   tivo Linux. A darne notizia e’ stata la McAfee, societa’ leader
   tra i produttori di antivirus.
   Bliss, questo il nome attribuito al virus, e’ di tipo "selvaggio"
   poiche’ risulta impossibile conoscerne la provenienzia una volta
   infettato il sistema. Ed e’ anche particolarmente temibile perche’
   distrugge tutti gli eseguibili con un proprio codice, rendendoli
   praticamente irrecuperabili. La McAfee distribuisce gratis sul
   proprio sito Internet una versione beta del ViruScan per Linux.

#4 L’American Radio Relay League ha conferito i premi speciali annua-
   li ai seguenti radioamatori benemeriti:
   -Diploma ARRL 1996 per Attivita’ Umanitarie Internazionali a GJ0KKB
    Ken Kirk-Bayley e  W6JZU Robert Smithwick,  co-fondatori del  Me-
    diShare International, un  programma  del  Medical Amateur Radio
    Council;
   -Attestato di Merito ARRL 1996 a K1GHT James Jacobs, in riconosci-
    mento della lunga attivita’ dedicata al servizio umanitario svolto
    con il mezzo radio.

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–>NORMATIVA<–

#  NIL

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–>BROADCAST DX<–

#1 Voice of America in inglese, fino al 31 Marzo 97, per Europa,
   Africa e Medio Oriente:

    0400-0500 UTC  7170 KHz
    0430-0500 UTC  1197, KHz
    0500-0600 UTC  792, 7170, 9700, 11825, 15205 KHz
    0530-0600 UTC  1197 KHz
    0600-0700 UTC  792, 1197, 1260, 5995, 7110, 9760, 11825,
                   11805, 15205 KHz
    1400-1500 UTC  1197 (da Lun. a Ven.), 1548, 15205 KHz
    1500-1700 UTC  1197, 1260, 1548, 9575, 15205 KHz
    1700-1800 UTC  792, 1197, 6040, 9760, 15205 KHz
    1800-1900 UTC  6040, 9760 KHz
    1900-1930 UTC  792 KHz
    1900-2000 UTC  1197, 9760 KHz
    2000-2100 UTC  9760, 15205 KHz
    2100-2200 UTC  1260, 1548, 6070, 9595, 9760, 15205 KHz
    ———————————————————–
    Trasmettitori Onde Medie: 792 KHz, Europa sud-orientale
                             1197 KHz, Europa centrale
                             1260 KHz, Mediterraneo orientale
                                       e Medio Oriente
                             1548 KHz, Golfo Persico.  

#2 Proposte per DXing in onde medie:
   1130 KHz WBBR                  – New York – USA (dopo 0100 UTC)
   1280 KHz Radio Super Tupi’     – Rio de Janeiro – Brazil
   1380 KHz Radio Corporacion     – Santiago de Chile –  Chile
   1510 KHz WNRB                  – Boston – USA (dalle 0000 UTC)
   1570 KHz Radio E.V.A.          – Guatemala City – Guatemala
   1569 KHz Radio Amanecer        – S.to Domingo – Rep. Dominicana

#3 Proposte per DXing in onde corte:
    5030 KHz  AWR Costarica             intorno alle  0600 UTC
    6205 KHz  Radio Kudirat (Nigeria)           alle  2000 UTC
    9750 KHz  R.F.I. Guyana                     alle  0000 UTC
    9930 KHz  WVHA – USA                      
  dalle 2300 UTC
   15270 KHz  Radio Yerevan             intorno alle  0600 UTC

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–>TELEMATICA<–

#1 Momento di panico ad America on Line. Lo scorso dicembre, la compa-
   gnia ha offerto un pacchetto per gli utilizzatori di Internet
   estremamente conveniente: abbonamento a 19,95 dollari al mese per
   chiamate illimitate. Il successo dell’iniziativa e’ stato tale che
   AOL ha dovuto ammettere, non senza imbarazzo, che non e’ in grado
   di smaltire tutte le chiamate, ne’ di effettuare i costosi investi-
   menti necessari per potenziare la dotazione tecnologica.

#2 Ritardo per l’arrivo in Italia del nuovo attesissimo prodotto del-
   la Netscape Corp. "Costellation". Le prime versioni "beta" del nuo-
   vo software arriveranno nella seconda meta’ del 1997, insieme alla
   nuova versione di "Communicator".

#3 La G.P.E. Kit  ha messo in  funzione un  proprio BBS  denominato
   "Teledata". Tale BBS e’ raggiungibile al numero 0544/501730 i
   giorni feriale dalle 18.00 alle 08.00, il sabato e la domenica
   24 ore su 24.
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–>RADIODIFFUSIONE<–

#  NIL

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–>HAM RADIO NEWS<–

#1 +++ SILENT KEY +++
   WA0SGJ – sister Alvena O’Laughlin.

#2 Quest’anno 40ma edizione del WPX Contest, organizzato da CQ Magazi-
   ne. La gara in modo SSB e’ prevista per il 29 e 30 Marzo, mentre la
   gara in modo CW per il 24 e 25 Maggio prossimi. Copia integrale del
   regolamento ed ogni altra informazione possono essere richieste al
   WPX Contest Director, Steve Bolia (N8BJQ) via  Internet E-Mail  al-
   l’indirizzo:
               n8bjq@erinet.com

#3 Il prossimo 30 Marzo W1BIH sara’ attivo dall’isola di Curacao con
   il nominativo PJ9JT. Operazioni da 10 a 160 metri prevalentemente
   in CW. QSL via W1AX. (fonte:Island DX News)

#4 Le cartoline QSL per ZS8IR, se spedite via diretta al Manager ZS6EZ
   vanno inoltrate "via South Africa" altrimenti rischiano di non ar-
   rivare mai. Molte cartoline recanti in indirizzo "Edward and Marion
   islands" sono andate perse. (fonte:ZS6EZ)

#5 Questa la situazione dei radioamatori italiani nel Programma WAZ
   (Worked All Zones), celebre diploma sponsorizzato da CQ Amateur
   Radio. L’aggiornamento e’ al Gennaio 97.

   Single Band WAZ: 15 meter SSB……498   IV3TIQ
                    17 meter SSB…….11   I2EOW
                    RTTY…………..101   I2EOW
   All Band WAZ:    SSB…………..4355   IK4QJH
                    CW/Phone………7705   IK0LWP

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–>APPUNTAMENTI<–

#1 Calendario dei principali Contest Ham mondiali:
   21-23 Feb.   CQ WW 160 Meter SSB Contest
   22-23 Feb.   REF SSB Contest
   22-23 Feb.   UBA CW Contest
   01-02 Mar.   ARRL SSB DX Contest
   29-30 Mar.   CQ WW WPX SSB Contest

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–>UTILITY<–

#  NIL

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          —>Questo file e’ di Pubblico Dominio<—
La Newsletter RADIOINCONTRO, e’ una raccolta periodica di informazioni
DX per OM, SWL, BCL, UTL, CB ed ogni altro appassionato di radio,  cu-
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suna modifica al  file originale, l’autore consente a  chiunque la du-
plicazione e la distribuzione a terzi in forma gratuita.
La riproduzione su riviste, bollettini, e Newsletter a stampa  e’ con-
sentita citando la fonte esplicitamente.
E-Mail Fidonet:   Franco Probi 2:335/624
E-Mail Internet:  franco.probi@f624.n335.z2.FidoNet.org
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Radioincontro n. 003

 257 total views

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                  (  R A D I O I N C O N T R O  )
                  (                             )
                  (    HAM – SWL – BCL – UTL    )
                  (     n e w s l e t t e r     )
                  ——————————-

               Informazioni DX –  #03/97 – 14.02.1997
               by  SWL I6-302PE  <—>  SWL I5-3311FI
           ———————————————-

–>ATTUALITA'<–

#1 La messa all’asta degli archivi Marconi prevista a Londra in Aprile
   e’ stata aspramente criticata dalla figlia dell’inventore che si
   dice "sconcertata" dalla prospettiva e pronta a chiedere al Gover-
   no italiano di intervenire per tenere insieme gli archivi.
   In una lettera pubblicata lo scorso 10 febbraio dal Times, la prin-
   cipessa Elettra Marconi-Giovanelli, figlia dello scienziato, lancia
   un appello per impedire che la GEC-Marconi disperda i documenti re-
   lativi agli esperienti ed alle ricerche del genitore.
   Fra i documenti dell’archivio ci sono quelli relativi al primo es-
   perimento di telegrafo senza fili e gli SOS lanciati dal Titanic.
   La GEC-Marconi era stata fondata dallo stesso Marconi 100 anni fa
   una volta stabilitosi nel Regno Unito.
   L’asta, organizzata da Christie’s, si svolgera’ a Londra il 24 e
   25 aprile prossimi.

#2 La famiglia italiana aa la TV: il 96,8 per cento delle famiglie
   possiede un televisore. La meta’ dei televisori e’ dotata di vi-
   deoregistratore. Lo ha reso noto giovedi 6 febbraio l’ISTAT che
   ha diffuso i dati sui consumi delle famiglie italiane nel 1995.

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–>NORMATIVA<–

#  NIL

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–>BROADCAST DX<–

#1 Una parte importante dell’attivita’ di RAI International si svi-
   luppa attraverso due specifiche convenzioni stipulate con la
   Presidenza del Consiglio dei Ministri. In questa cornice sono
   incluse le 11 mila ore di trasmissione radiofonica in onde medie
   e corte realizzate in 26 lingue per i cinque continenti.
   Queste emissioni permettono di raggiungere le zone piu’ remote
   del pianeta, ma necessitano di adeguate potenze di trasmissione.
   L’attuale installazione d’onda corta di Prato Smeraldo, nelle
   immediate vicinanze di Roma, dispone di una potenza assai limi-
   tata e si trova in una zona densamente popolata.
   Convinta dell’importanza strategica dell’uso delle onde corte
   come mezzo diretto di comunicazione e veramente alla portata di
   tutti, la direzione di RAI International ha rilanciato il piano
   per la costruzione di nuove installazioni che prevede la realiz-
   zazione di piu’ moderne antenne rotatorie accoppiate a trasmet-
   titori da 500 Kw. Il progetto, gia’ approvato dal Ministero delle
   Poste e delle Telecomunicazioni, sara’ realizzato in varie fasi e
   portera’ ad una graduale estensione delle zone servite dal segnale
   radiofonico proveniente dall’Italia. (fonte:RAI)

#2 REE riferisce che attualmente in Venezuela solo Radio Ecos del
   Torbe e’ attiva in onde corte sulla banda internazionale dei 60
   metri. (fonte:REE)

#3 WYFR Family Radio trasmette in italiano alle 0600-0700 UTC su
   7520 e 11695 KHz, alle 0700-0800 UTC su 9355 KHz, alle 1800-1900
   UTC su 15565 KHz, alle 2100-2200 UTC su 5890 e 11665 KHz.

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–>TELEMATICA<–

#1 La US Robotics e la Rockwell International sono al lavoro per cer-
   care di definire il nuovo standard di trasmissione a 56 Kbps sulle
   normali linee analogiche con  i nuovi modem messi in  commercio.
   Denominati "x2", questi nuovi modelli stanno gia’ conquistando
   fette importanti di mercato e molti providers come America on Line,
   CompuServe e Prodigy, sono al lavoro per offrire accessi attrezzati
   ai propri utenti.

#2 ItalGiure, la banca dati della Cassazione che contiene sentenze e
   norme dislocate in oltre 30 archivi elettronici, sta per sbarcare
   su Internet. Entro il prossimo mese il servizio diventera’ attivo
   e sara’ accessibile a pagamento con tariffe stabilite per legge e
   per fasce di utenza.
   Oltre a tutte le massime sentenze di Cassazione, Tribunali e Corti
   d’Appello, Corte Costituzionale, dei TAR e del Consiglio di Stato,
   su ItalGiure si potranno consultare le leggi italiane, i Contratti
   collettivi di lavoro, l’Albo degli avvocati e procuratori.
   Entro breve tempo sul sito "www.Italgiure.it" compariranno le pa-
   gine con tariffe ed istruzioni per il collegamento.

#3 I lavori della Commissione Bicamerale per le Riforme Istituzionali
   potranno essere seguiti su Internet al sito
                       http://www.camera.it
   Un’ampia selezione sara’ dedicata alle notizie di attualita’, testi
   dei documenti approvati, resoconti stenografici delle sedute, etc.
   Il servizio permettera’ di seguire in diretta audio le sedute della
   Commissione. (fonte:LaRepubblica)

#4 Anche i Carabinieri sono in rete con un sito (assai spartano) in-
   formativo della Sezione Speciale che si dedica alla tutela delle
   norme comunitarie e agroalimentari. L’indirizzo e’:
                   http://www.vol.it/carabinieri/

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–>RADIODIFFUSIONE<–

#1 Radio Citta’ Futura di Roma potrebbe
cessare le trasmissioni per
   sempre a seguito di una sentenza del TAR passata in giudicato lo
   scorso mese di dicembre. L’emittente, fondata nel 1976 da Renzo
   Rossellini ed attualmente inserita in Popolare Network, disturba
   le emissioni della  RAI effettuate  da un ripetitore  di Giove,
   paesino dell’entroterra laziale. In quella localita’ infatti un
   unico traliccio sostiene le antenne di Radio Citta’ Futura e del-
   la stessa RAI. Questa "estrema" vicinanza ha causato le interfe-
   renze e la conseguente lite.

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–>HAM RADIO NEWS<–

#1 V5/WA1JBB =8A in Namibia dove si tratterra’ per circa quattro anni.
   QSL via W3HCW.

#2 ZD7WRG restera’ attivo dall’Isola di S.Elena per diversi mesi. Pro-
   mette operazioni principalmente su  40 e 80 metri in  SSB. QSL via
   WA2JUN.

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–>APPUNTAMENTI<–

#1 Il prossimo 24 febbraio Voice of America celebra il 55mo anniver-
   sario della sua fondazione. L’emittente trasmette attualmente in
   52 lingue diverse per un’audience settimanale stimata in 86 mi-
   lioni di ascoltatori nelle sole onde corte. La platea si allarga
   ulteriormente, secondo la stessa VOA, se si considerano anche gli
   ascoltatori delle stazioni AM/FM affiliate, che da centinaia di
   citta’, in tutto il mondo, ritrasmettono i programmi prodotti a
   Washington.

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–>UTILITY<–

#1 YLQ e’ il nuovo callsign di Riga Radio (Lithuania) gia’ conosciuta
   come "UDH" in HF e "UKB" in LW. Le coordinate del TX di Riga Radio
   sono: 56,57N- 24,05E.
   In onde lunghe trasmette su 442 e 500 KHz e riceve su 500 KHz in
   modo CW. Liste di traffico su 442 KHz ogni ora dalle 0800 alle
   2300 UTC.
   In onde corte trasmette con modalita’ CW su 4236 – 4335 – 6341,5 –
   6368,5 – 8506 – 12671,5 – 13070 – 16997 – 17181 – 22420 – 22445
   KHz. Liste di traffico su 4335 – 6341,5 – 12671,5 – 17181 KHz
   ogni ora.
   Sempre in onde corte ma con modalita’ USB trasmette su 2182 e 2460
   KHz; riceve su 2182 KHz.
   In modo RTTY utilizza le frequenze di 2460 e 16955 KHz.

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La Newsletter RADIOINCONTRO, e’ una raccolta periodica di informazioni
DX per OM, SWL, BCL, UTL, CB ed ogni altro appassionato di radio,  cu-
rata da Franco Probi (SWL I6-302PE), senza scopo di lucro.
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suna modifica al  file originale, l’autore consente a  chiunque la du-
plicazione e la distribuzione a terzi in forma gratuita.
La riproduzione su riviste, bollettini, e Newsletter a stampa  e’ con-
sentita citando la fonte esplicitamente.
Franco Probi, Fidonet 2:335/624.42
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Valerio Di Stefano – La pornografia si riconosce dal dominio

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Si sta per concludere l’iter procedurale che mira ad assegnare ai siti a contenuto pornografico la nuova estensione .xxx. Si tratta di una proposta che va ad aggiungersi a una serie di suffissi che andranno a integrare quelli già esistenti e che dovrebbero essere operativi fin dalla fine del 2004, secondo dichiarazioni dell’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann).

 

Non è la prima volta che questo tipo di suffisso viene proposto per la comune adozione dei domini Internet, l’International Foundation for Online Responsibility (Iffor) ci aveva già provato, senza successo, nel 2000, quando furono approvati, tra gli altri, i suffissi .biz, .name e .info. 

Questa volta non dovrebbero esserci problemi, e l’Icann ha già aperto le proprie risorse web ai commenti del pubblico sull’iniziativa che dovrebbe avere l’effetto di portare un indice di riconoscibilità più elevato dei siti a contenuto riservato agli adulti, offrendo un contributo decisivo al dibattito sulla sicurezza e sulla tutela dei minori durante la navigazione in rete.

 

Gli effetti di questa decisione non saranno tuttavia immediati. La disponibilità dei tradizionali .com, .net, .org (che assieme alle estensioni .edu, .gov, .int e .mil furono proposti dagli Stati Uniti agli inizi degli anni ’80) ha fatto sì che questo tipo di suffissi abbia avuto una diffusione a dir poco capillare e comunque tale da poter indurre in errore un navigatore non esperto o un minore.

 

Occorrerà ancora molto tempo per riuscire a ottenere una autentica e inequivocabile distinzione di contenuti dei siti rispetto ai suffissi, tuttavia la strada sembra intrapresa e percorribile senza particolari difficoltà. 

Valerio Di Stefano – Cambio gestiore, e allora?

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La "number portability" finalmente è un diritto e una possibilità per tutti gli utenti di telefonia mobile. Da qualche tempo, come tutti sanno, è possibile cambiare gestore mantenendo inalterati prefisso e numero di telefono, a un prezzo solitamente modico, approfittando delle continue offerte speciali di cui i quattro principali gestori di telefonia mobile continuano a riempire spazi pubblicitari sui media.

 

Al momento in cui questa auspicata possibilità è divenuta reale e fattibile, sono stati in molti a tirare un sospiro di sollievo, considerato che fino a quel momento, cambiare gestore significava essenzialmente cambiare scheda SIM, ma soprattutto numero di telefono, con tutte le noie che questa operazione avrebbe comportato.

 

Come tutti i diritti acquisiti, quello della number portability non stupisce più nessuno e rischia di apparire addirittura lapalissiano. Tanto lapalissiano da generare una sorta di pericolosa inversione di tendenza.

 

Come ha evidenziato il nostro redattore Paolo Attivissimo, sta circolando in Internet una sorta di informazione/appello che metterebbe in guardia gli utenti finali da fantomatici e non ben meglio specificati costi occulti legati a questo tipo di operazione.

 

In breve, se una volta non c’era nessun tipo di dubbio sul reale operatore di appartenenza del numero chiamato (perché, per esempio, 338 corrispondeva certamente a TIM, 329 a Win, 347 a Vodafone, e così via), oggi questa certezza è venuta meno: non è detto che un determinato prefisso corrisponda necessariamente a un determinato gestore. 

Il risultato è che l’utente si può ritrovare, senza saperlo, a dover pagare una cifra piuttosto consistente per il solo fatto di non sapere se, nel frattempo, il numero partner abbia cambiato gestore o meno.

 

Tutti i gestori italiani hanno infatti tariffe più convenienti per le chiamate "interne", effettuate da un proprio cliente verso un altro proprio cliente, fino ad avere condizioni estremamente vantaggiose per le chiamate dirette a un determinato numero, come le opzioni "Tim Duetto" di TIM e "You and Me" di Vodafone, tanto per citare alcune delle più diffise.

 

Bisogna dire prima di tutto che questo tipo di obiezione appare estremamente pretestuosa e falsa. In primo luogo perché certamente prevale il diritto dell’utente a scegliere il gestore che vuole e a cambiarlo anche tutti i giorni, se lo ritiene necessario, su quello del chiamante a conoscere il gestore di appartenenza del numero chiamato.

 

Le motivazioni per cui un utente decide di passare a un gestore piuttosto che rimanere con quello di origine possono essere molteplici. Ci può essere lo specchietto per le allodole dell’offerta di benvenuto, o la possibilità per la ragazzina di parlare con il fidanzato a un prezzo più conveniente: si sa, oggi tutto costa, anche l’amore; e se si può risparmiare qualcosa, ben venga.

 

Altri motivi di cambio dell’operatore possono essere il fatto che un altro gestore abbia una copertura migliore del territorio in cui ci troviamo abitualmente, o la prospettiva di un risparmio ammortizzato nel tempo, magari perché ci rendiamo conto che la maggior parte dei numeri che chiamiamo di più appartengono a un gestore diverso.

 

Qualunque sia la motivazione che ci spinge a cambiare gestore, sono affari nostri e non dobbiamo renderne conto a nessuno. E’ un nostro diritto essere insoddisfatti di un servizio ricevuto, ed è nostro dovere cambiarlo.

 

Esattamente come siamo spinti a cambiare benzinaio (o fruttivendolo, elettricista, idraulico, falegname e quant’altro) quando riceviamo un servizio insoddisfacente, possiamo cambiare il gestore del nostro telefonino.

 

Eppure qualcuno continua a non essere contento, sostenendo che dietro a questa operazione si nascondano dei guadagni facili nascosti da parte dei gestori. I quali, certamente, non ci rimettono e hanno tutto da guadagnare sfruttando l’ignoranza degli utenti.

 

Agli utenti, da qualunque numerazione, basterebbe comporre il 456 prima del numero dell’utente chiamato per sincerarsi se quel numero appartiene allo stesso gestore da cui si chiama (tale prefisso, è bene sottiolinearlo, non ci permette di conoscerne il gestore specifico).

 

Chi cambia gestore difficilmente informa i suoi parenti e amici di quella che è una scelta personale: sarebbe come dire che si è cambiato meccanico o supermercato.

 

Ma addirittura parlare di "costi occulti" appare francamente forzato ed esagerato. Un’obiezione di questo genere potrebbe essere il frutto dell’iniziativa di qualche sgangherata associazione di tutela dei consumatori, che si basa più su criteri emozionali che su dati reali: oltre a sembrare pretestuosa, questo tipo di obiezione va a ledere un diritto del cittadino, che potrebbe tranquillamente (e con buona ragione) chiedersi: "Perché dovrei dirti che ho cambiato gestore? Solo perché quando mi chiami spendi troppo?".

 

Più che di allarmistiche catene di Sant’Antonio, dunque, l’utente ha bisogno di informazione. Ma soprattutto ha bisogno del rispetto del suo sacrosanto diritto a muoversi come meglio crede. E, possibilmente, di non darne conto a nessuno.

Valerio Di Stefano – Quale gestore di telefonia mobile?

 284 total views,  1 views today

Ricevo spesso domande del tipo "Ho il gestore di telefonia mobile X, mi conviene passare a Y tenendo conto che la mia fidanzata ha una scheda Z?" o ancora "Qual è il gestore di telefonia mobile meno caro in assoluto?", fino a "Vorrei regalare un telefonino a mia nonna, quale scheda mi conviene associare?".

 

La prima cosa che mi viene da osservare in questi casi è che si tratta di domande legittime che, tuttavia, non possono trovare una risposta immediata.

 

Bisogna in primo luogo ripulire il campo da un preconcetto di fondo: quello che vuole l’utente finale di un servizio di telefonia mobile (qualunque sia) alla perenne ricerca dell’offerta più conveniente.

 

E’ un circolo vizioso nel quale molti tendono a cadere, perdendo di vista l’aspetto più evidente: è il gestore che deve soddisfare il cliente, non viceversa.

 

E’ una sorta di questione "morale", in fondo. La società (e, quindi, per traslato, Tim, Vodafone, Wind, 3, tanto per citare solo gli italiani) crea dei bisogni, senza pensare di adeguarsi ai bisogni dei cittadini.

 

E’ la dura e spietata legge dei mercati, per cui anche se non si ha realmente bisogno, ad esempio, di un computer nuovo, si finisce per buttare lo stesso quello vecchio e funzionante, solo perché il cannibalismo informatico (e non certo le caratteristiche dell’oggetto) lo ha reso un rottame (nuovi processori, hard disk più capienti, schermi ultrapiatti, sistemi operativi "aggiornati" -a che cosa? Mah… 

Accade lo stesso anche per la telefonia mobile. "Butto via (o lascio scadere) questa scheda del gestore tizio perché è solo da 32 Kb, contro i 128 della nuova offerta di Caio".

 

Per cui, anche in questo tipo di scelte, credo che occorra porsi la sempiterna ma inevitabile domanda: "Di che cosa ho bisogno?".

 

Perché se avete bisogno di una scheda per ricevere qualche breve telefonata (ricordate i tempi in cui il telefonino era ancora un simbolo? Tutti dicevano "Sì, è vero, ho il telefono, ma lo uso solo per ricevere!"), spedire qualche Sms ogni tanto, essere, come si suol dire, reperibili, è più che probabile che un gestore valga l’altro.

 

Certo, quando si comincia a gestire un nuovo numero di telefonia mobile, occorre prestare attenzione a una serie di variabili, ma senza fasciarsi troppo la testa.

 

La prima è se quel numero vi serve più per ricevere telefonate o per farne. Se vi serve per riceverne potete affidarvi a un gestore che offra un servizio di autoricarica, in modo da prolungare la validità della scheda attraverso le chiamate ricevute, se ne fate, controllate che gestore hanno le persone che chiamate più di frequente e scegliete quello (la tariffazione verso i numeri dello stesso gestore è sempre più conveniente).

 

Se poi avete un numero verso il quale realizzate un volume di traffico "adeguato" (lavoro, fidanzata/o, moglie, marito, amante, figli, genitori o quant’altro), anche qui nessun problema, tutti i gestori praticano tariffe particolarmente vantaggiose verso un numero particolare.

 

Nello scegliere la tariffa più adatta alle vostre esigenze tenete conto di un fattore che può sempre tornare utile, la possibilità di raggiungere un essere umano presso il Costumer Care nel caso ne aveste bisogno. Non è una cosa secondaria.

 

Oggi tutti i servizi di assistenza al cliente (che paga!) sono sostituiti, per la maggior parte, da messaggi preregistrati, spesso dei veri e propri "Caroselli" pubblicitari degni del miglior Calimero, con voci accattivanti che ammiccano ora questa e ora quella offerta.

 

Può darsi che perdiate il telefonino, che ve lo rubino o che la vostra scheda diventi inutilizzabile. In questi casi si ha bisogno di parlare con una persona in carne e ossa e di risolvere un problema, non di sorbirsi una pappardella pubblicitaria interminabile. Non pensate che chi vi risponde sia sempre gentile e preparato. E’ già sufficiente che ci sia e che sia raggiungibile.

 

Una scheda Sim ha un prezzo. Anche questa sembra una ovvietà. Ciò che, invece, non lo è, è che i prezzi di questo tipo di prodotti stanno scendendo sempre più precipitosamente.

 

Si arriva all’assurdo che un numero di telefono personale costa meno di quanto si spenda al reparto frutta e verdura del supermercato. E’ triste ma è vero, la tecnologia costa sempre meno, i mezzi di sostentamento primari costano sempre di più: è un dato che dovrebbe farci riflettere.

 

Scegliere la scheda Sim che in quel momento costa meno, a parità di offerta può anche diventare un segnale di attenzione nei confronti di questi problemi.

 

Non diventate "tifosi" di un gestore. C’è gente che segue un provider con lo stesso accanimento con cui segue la squadra del cuore. Sentirete sempre qualcuno che vi dirà "Ma cosa tieni a fare quella scheda, passa al mio gestore che è meglio…". Ma comunicare non è esattamente come andare nella curva Sud, è un bisogno primario, non una questione di bandiera.

 

Le offerte speciali possono sempre essere una tentazione, ma spesso sono molto più inutili di quello che sembra.

 

Se vi offrono 200 Sms verso i numeri del vostro gestore a 5 euro da spedire entro una certa data (è solo un esempio), prima assicuratevi che le persone che contattate abbiano il vostro stesso gestore, e poi di avere un traffico Sms tale da giustificare quella spesa.

 

Vi assicuro che non sempre è conveniente… E che molte persone in genere sono infastidite dal ricevere un numero elevato di SMS solo perché a voi non costano nulla o costano pochissimo.

 

In breve: dedicate un po’ di tempo alla ricerca di ciò che fa per voi. Ne vale la pena.

 

Non si tratta di fare i conti della massaia che deve far quadrare un bilancio familiare, ma avere sott’occhio due o tre offerte può essere vantaggioso.

 

Dedicate qualche ora del vostro tempo a passeggiare per qualche centro Tim, o Vodafone, o Wind, o 3 che sia, ma quando avete deciso, se possibile, non tornateci più sopra, e non fatevi prendere dagli scrupoli.

 

Chi ha bisogno di chiamarvi davvero lo farà senza curarsi troppo del fatto che apparteniate a questa o a quella cordata di clienti, e prima o poi uscirà sempre una nuova offerta che vi sembrerà leggermente più vantaggiosa.

 

Anche in questo caso, seguire i propri bisogni reali e non quelli indotti dal mito del gratuito (sembra impossibile, ma c’è chi ci casca ancora). Un minimo di senso etico ci aiuta a vivere meglio. Magari in un mondo a misura d’uomo e non solo di tecnologia. 

Valerio Di Stefano – Quella e-mail dal ministero

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Il Ministero dell’Istruzione (ex "Pubblica Istruzione") ha recentemente introdotto per tutti i docenti assunti in ruolo e i Dirigenti Scolastici (ex "Presidi") la possibilità di ottenere un indirizzo di posta elettronica (del tipo nome.cognome@istruzione.it) sui suoi server.

 

Non ci sono dubbi che l’iniziativa tende a colmare quel gap che si è venuto a creare tra la necessità per il personale docente della Scuola italiana di essere continuamente aggiornato e messo nelle condizioni di usare senza difficoltà una delle risorse fornite dalle cosiddette "nuove tecnologie", probabilmente quella che viene considerata irrinunciabile, la posta elettronica.

 

Le intenzioni primarie, tuttavia, dovrebbero volgere a un progressivo snellimento e a una non ben meglio identificata facilitazione dei rapporti scuola-famiglia. In buona sostanza, e a puro titolo di esempio, dei genitori che desiderassero contattare un Docente per sapere dell’andamento didattico-disciplinare dei propri figli possono scrivergli comodamente dal computer di casa, evitando di recarsi a scuola, risparmiando tempo, denaro e risorse lavorative, ed avendo la possibilità di conoscere i voti fino a quel momento riportati. Inoltre l’Amministrazione potrà comunicare direttamente con il Docente per le comunicazioni relative, almeno in questa prima fase della sperimentazione, alle iscrizioni ai corsi di informatica di base ed avanzata per docenti di ruolo. 

L’iniziativa, tuttavia, lascia piuttosto perplessi per una serie di punti fondamentali:

 

– La casella e-mail è destinata esclusivamente al personale di ruolo, mediante la digitazione del Codice Fiscale. Per il personale non di ruolo diventa più difficile poter accedere al servizio, essendo necessario il nulla osta del Dirigente Scolastico. Ulteriormente difficoltosa si presenta la situazione dei cosiddetti "docenti non di ruolo", assegnati a mansioni di segreteria, biblioteca e quant’altro. Cade, dunque, per le famiglie, la possibilità di contattare tutti i Docenti attraverso comunicazioni telematiche.

 

– La casella non è obbligatoria. I docenti che non la desiderano, per qualsiasi motivo, possono tranquillamente farne a meno.

 

– La procedura di assegnazione dell’indirizzo di posta elettronica appare estremamente laboriosa e molto più complessa rispetto a quella di un account fornito dai provider più conosciuti (Tin, Libero, Inwind ecc.). In particolare appare molto complessa la gestione delle password per accedere all’assegnazione vera e propria dell’indirizzo prima e alla gestione ordinaria dell’account poi.

 

– I sistemi informatici del sito www.istruzione.it sono sempre stati notevolemente lenti. Questa lentezza impedisce la possibilità di poter accedere al servizio in modo agevole, garantendo all’utente finale q uella velocità di interazione che è necessaria per uno sviluppo corretto della gestione delle risorse offerte.

 

– Il Docente o il Dirigente Scolastico, una volta attivato l’account di posta elettronica, deve provvedere con mezzi propri alla sua gestione (computer personale, domestico o quant’altro). Naturalmente è in teoria possibile la gestione dell’account anche attraverso i computer in dotazione alla Scuola, sempre che non si verifichino ulteriori problemi come l’impossibilità dei Docenti di accedere alle risorse informatiche della scuola.

 

– Il rapporto scuola-famiglia è e dovrebbe continuare a mantenersi personale. La famiglia o il docente non sono passivi in questo tipo di relazione. Se voglio sapere come va mio figlio a scuola è anche giusto che mi adoperi per andare a parlare con il Docente, che lo conosca de visu, che instauri con lui un rapporto che vada al di là della semplice letterina scritta al computer per poter stabilire delle strategie comuni che vadano a colmare i bisogni del ragazzo.

 

– Trattandosi di un account che può essere destinato al trattamento di dati personali, non è garantita nessuna riservatezza sulla privacy della posta in entrata per ciascun docente. In altre parole, chi mi assicura che una mail che il Docente riceve non possa venir letta da chi gestisce il server con i relativi account? E’ un problema vecchio come il mondo che si presenta anche con i vari Virgilio, Yahoo, Hotmail e quant’altro, e che si è sempre presentato da che Internet è Internet. Assume, però, maggiore spessore quando si tratta dell’Amministrazione Pubblica che tratta dati personali relativi a soggetti per lo più minorenni.

 

– E’ senz’altro possibile che avendo a disposizione un collegamento a Internet, il "chiunque" citato più volte dal Legislatore possa attivare una casella di posta elettronica "civetta" per avere informazioni su qualcun altro. I ragazzi, si sa, sono molto più competenti di cose telematiche rispetto agli adulti. In rete gli anonimizzatori abbondano. Basta farne un uso neanche tanto professionale per poter intasare la casella di posta elettronica del Docente, bombardarla di insulti, oppure avere delle informazioni su soggetti diversi da quelli interessati.

 

– La posta in uscita dall’interfaccia web di www.istruzione.it non è minimamente certificata. Non è, quindi, possibile, sapere se la risposta che arriva da un docente sia effettivamente di quel docente e di nessun altro. La Pubblica Amministrazione per prima dovrebbe fornire ai Docenti quei dispositivi di firma digitale che contribuiscano a fare in modo che un messaggio possa essere ricondotto in maniera inequivocabile al suo autore.

 

– Last but not least. Il tempo che il docende impiega per rispondere alle e-mail delle famiglie come viene retribuito? Il Docente può utilizzare, a questo scopo, l’ora del ricevimento? Ma se non può utilizzare le strutture della scuola come può svolgere serenamente il suo lavoro?

 

Non ci sono dubbi che un account del tipo pinco.pallino@istruzione.it possa far gola a molti e non è neanche in discussione il fatto che una capillare informatizzazione del sistema possa aiutare a vivere meglio e a svolgere con maggiore celerità le mansioni quotidiane. Ma, purtroppo, in assenza di una serie infinita di garanzie indispensabili, le famose e-mail del Ministero diventano poco più di un baraccone assai difficile da gestire, almeno finché esisteranno docenti di serie A e di serie B, servizi lenti e mancanza di certificazioni. 

Valerio Di Stefano – Libero poco libero

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Con una e-mail inviata il 18 ottobre scorso a tutti i titolari di un account di posta elettronica @libero.it (o iol.it, blu.it, inwind.it), il colosso italiano del free-internet ha annunciato che "da Novembre la fruizione in modalità POP3/Imap4 (attraverso i principali software quali Ms Outlook, Eudora etc.) continuerà a essere garantita solo per i clienti di LiberoADSL, Libero Free, Inwind e di tutti i servizi di collegamento a Internet forniti da Wind".

 

Con due sole righe in formato HTML, Libero rende partecipi i suoi utenti del fatto che presto non sarà più possibile accedere alla posta elettronica mediante POP3 se ci si collega a un provider Internet diverso da uno dei tre segnalati nel brano citato. In parole povere ma ricche, da novembre se vi collegate a Tin.it e, aprendo il vostro programma di posta elettronica preferito, desiderate ritirare la corrispondenza giunta a un vostro account di Libero, non potrete più farlo.

 

Ovviamente rimane inalterata la possibilità di consultare la propria mailbox attraverso l’interfaccia web e di interagire con i servizi tradizionalmente offerti via browser, ma non è ancora chiaro, ad esempio, se collegandosi a Libero sarà ancora possibile continuare ad avere accesso mediante POP3/Imap4 alle caselle di posta elettronica eventualmente presenti su altri provider. 

La notizia conferma la linea di progressiva chiusura che Libero sta portando avanti nei confronti dei servizi inizialmente offerti all’utenza. Si cominciò con la riduzione del numero di SMS inviabili dal portale web dopo l’acquisizione di Libero da parte di Wind, ma fu un fenomeno piuttosto generalizzato considerati i continui abusi da parte degli utenti per questo tipo di comunicazioni, che fu contemporaneamente condiviso da un buon numero di altri provider. E’ normale che nessuno ci abbia fatto caso più di tanto.

 

Poi ci fu il ben noto problema dell’affidamento a terzi da parte di Libero delle protezioni antispam, protezioni che si rivelarono fallimentari nei rapporti con Yahoogroups, il più noto provider di mailing-list e gruppi di discussione, la cui conseguenza portò all’entrata in bouncing di migliaia di indirizzi @libero.it che, dopo una serie di reazioni a catena, si sono visti negare, senza che Yahoogroups avesse la benché minima responsabilità in merito, l’accesso a centinaia e centinaia di conferenze nelle principali lingue europee.

 

A questo seguì la restrizione, ufficialmente per motivi di sicurezza, della possibilità di gestione via ftp dello spazio web offerto gratuitamente dai server ai soli utenti che si collegavano con la numerazione di Libero.

 

Quest’ultima iniziativa sembra voler confermare non soltanto una strategia di mercato (diamo ciò che vogliamo solo a chi viene a comprarlo da noi) che vede Libero offrire una gamma di servizi aggiuntivi (antivirus, antispam, possibilità di invio o di ricezione di allegati dalle dimensioni maggiori), ma, soprattutto, sembra mettere a tacere quanti, erroneamente, hanno sempre pensato a Internet come al Paese di Bengodi, in cui tutto è gratuito e in cui, soprattutto, tutto è dovuto.

 

E’ senza’altro dura per l’utente finale riuscire a pensare che ciò che prima era perfettamente raggiungibile e a portata di click adesso possa essere raggiunto solo aprendo il portafoglio, o, in alternativa, fornendo i numeri della carta di credito. In questo senso l’iniziativa è allarmante, e non certo perché Libero non sia in teoria padrone di poter gestire le proprie risorse come crede meglio.

 

Ciò che dovrebbe scandalizzare, dunque, non è la privazione di un qualcosa che prima veniva offerto gratis (esempi ce ne cono a centinaia, l’ultimo in ordine di tempo è stata la chiusura del servizio di chat da parte di MSN) e che adesso non c’è più, ma piuttosto una tendenza da parte delle aziende che gestiscono il monopolio dell’e-mail a creare difficoltà sempre maggiori all’utente finale che, lungi dal dover avere per forza tutto e subito, si ritrova comunque, per inesperienza o necessità, ad essere in difficoltà anche notevoli.

 

Immaginate un professionista che si sposta con il suo portatile e che per scaricare la posta di tre o quattro account dovesse collegarsi ogni volta a tre o quattro numeri diversi. Ma internet è anche questo. Occorrerà ricordarsene, prima di poter gridare che l’utente è davvero… libero! 

Valerio Di Stefano – Tim, non ti autoricarico più

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A partire dal 26 aprile prossimo, i possessori di una scheda prepagata TIM che abbiano attivato il profilo tariffario Autoricarica 190 avranno una spiacevole sorpresa. Al contrario di quanto avvenuto fino a ora, gli SMS e le chiamate ricevuti da utenti TIM che usufruiscano di particolari offerte speciali, sconti, promozioni non contribuiranno all’attivazione del bonus di autoricarica pattuito.

 

In altre parole, un SMS ricevuto da una utenza mobile con Autoricarica 190 da un altro numero TIM non contribuirà più con i tradizionali 60 secondi di traffico accumulato, a far raggiungere la tanto agognata soglia di 1,86 euro di ricarica ogni 50 minuti di traffico ricevuto, a meno che non si tratti di un SMS a pagamento. La stessa cosa vale per il traffico voce.

 

Per dirla in parole povere ma ricche, ci si autoricarica solo se chi effettua la telefonata o spedisce l’SMS corrisponde a TIM il prezzo pattuito secondo il proprio profilo tariffario. Se usufruisce di offerte come, ad esempio, quelle disponibili durante le festività natalizie e pasquali, mediante l’acquisto di minuti di conversazione a prezzi particolarmente favorevoli, o di gruppi di SMS da spedire entro una determinata data limite, il traffico effettuato non concorrerà a raggiungere la soglia richiesta per l’autoricarica. 

Fin qui i fatti nudi e crudi. All’apparenza sembra che non sia cambiato quasi nulla e che si tratti solo di un lieve ritocco, determinato (così mi è stato riferito dal Costumer Care di TIM) dall’uso "improprio" di questo tipo di piano tariffario da parte di utenti particolarmente scaltri (ma sono ragionevolmente certo che TIM non userebbe questo tipo di aggettivazione).

 

L’elemento che appare evidente agli occhi di chiunque è che, volente o nolente, costretta o no che sia, TIM ha cambiato in modo unilaterale le condizioni di fornitura di un servizio al pubblico: chi ha attivato Autoricarica 190 ha concordato con TIM la ricarica di 3,72 centesimi di euro per ogni minuto di traffico TIM in entrata, da corrispondersi al raggiungimento di 50 minuti di chiamate ricevute, indipendentemente dal fatto che questo traffico fosse a pagamento o gratuito, fornito a condizioni particolarmente vantaggiose o a prezzo pieno.

 

Un altro elemento abbastanza lapalissiano è che l’utente finale si ritrova a essere informato di questa variazione solo se accede al 4916 per controllare il proprio credito residuo. Non viene inviato alcun SMS di preavviso e non esiste nessun tipo di comunicazione scritta.

 

E’ quindi possibile che, anche se modificata con sufficiente anticipo per raggiungere il maggior numero possibile di utenti, qualcuno possa non rendersi conto delle nuove condizioni, che TIM intende accettate con l’effettuazione della prima ricarica dopo la data indicata. Ed è ragionevole pensare che prima o poi, dopo il 26 aprile, anche i più disinformati (non certo per colpa loro, evidentemente) avranno bisogno di ricaricare la propria scheda SIM.

 

Ovviamente TIM è corsa ai ripari, permettendo ai clienti insoddisfatti di cambiare gratuitamente (e ci mancherebbe anche altro) il proprio profilo tariffario. Si tratta di un piccolo sopruso che TIM chiama "disagio", affidandosi alla sempiterna relatività delle parole. Che, tuttavia, si somma alle tante, piccole e quotidiane noie che gli utenti della compagnia di telefonia mobile più grande d’Italia sono costretti a subire, compresa, probabilmente, l’antipatia della trovata pubblicitaria di un cane diventato, certamente suo malgrado, testimonial di una campagna pubblicitaria di dubbio gusto. 

Valerio Di Stefano – E-book: il libro a più dimensioni

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Un recente sondaggio effettuato dalla biblioteca digitale Classici Stranieri chiedeva ai visitatori se il libro elettronico avrebbe sostituito prima o poi il tradizionale libro cartaceo.

 

La questione degli e-book è sempre stata abbastanza dibattuta in rete, ma, probabilmente, nei risultati del sondaggio si inizia a intravedere un’inversione di tendenza da parte del pubblico che, sebbene influenzato all’inizio dai romanticismi che da sempre caratterizzano la visione del libro di carta come oggetto concreto e materiale, ha fornito una percentuale di risposte che, trattandosi dell’argomento in questione, può essere ritenuta interessante. Oltre il 50% ha detto che sì, il libro digitale ha ottime chances per sostituire il libro di carta.

 

Non si tratta certo di un risultato da sottovalutare se è vero, come è vero, che la storia dell’e-book in rete è complessa e articolata. Come spesso accade nelle cose di Internet, anche per gli e-book ci si è ritrovati a dover definire e regolamentare un settore che, per le sue caratteristiche peculiari di novità tecnologica e di offerta, non aveva una sua collocazione ben definita nell’immaginario degli utenti.

 

Perché leggere un qualsiasi libro, dall’opera di letteratura al saggio, dal racconto breve al manuale tecnico, al computer o a un altro dispositivo quando è possibile acquistare il corrispondente cartaceo, con maggiore comodità di lettura?

 

Sembrava una risposta senza soluzione, e invece le tendenze del pubblico di Internet stanno dimostrando che se non indispensabile, un libro digitalizzato è quanto meno utile e può avere possibilità di sostituire nell’uso la carta che resta, comunque, a parere di chi scrive, uno dei mezzi principali e più efficaci per la diffusione dell’informazione scritta. 

Dell’e-book si parla ancora, nonostante le notizie che lo davano ormai per morto e sepolto: si sa, quando si vuole accentrare l’attenzione del pubblico su un oggetto qualsiasi, basta dire in giro che quell’oggetto sta per chiudere la sua vita commerciale o concludere la sua presenza naturale nel costume delle persone, ne uscirà un mito che la gente difficilmente farà cadere nell’oblio!

 

Questo lo si deve soprattutto alla nascita, negli ultimi 4-5 anni, di biblioteche online a distribuzione gratuita che hanno portato davvero l’e-book alla portata di tutti, superando i limiti naturalmente imposti dai faraonici progetti di digitalizzazione, magari realizzati all’ombra di sigle faraoniche e con dosi massicce di burocrazia (c’è perfino chi vi ha realizzato una OnLus) e con contributi volontari quasi mai apportatori di quella scientificità spicciola di cui ha diritto ogni lettore, anche quelli digitali.

 

E’ stata anche superata l’impasse imposta dalle sterili polemiche sui formati più o meno "aperti" e/o più o meno "proprietari" in cui questo tipo di informazione avrebbe dovuto essere distribuita in rete.

 

All’inizio ci fu perfino chi, sulla base di una non ben meglio identificata autorità accademica, arrivò perfino a dettare alcune norme su cosa avrebbe dovuto essere (e soprattuto su come non avrebbe dovuto essere) un e-book.

 

Naturalmente, come sempre accade in questi casi, i fatti hanno dato torto a chi pretendeva di disegnare il futuro di un fenomeno tanto interessante quanto complesso, e il pubblico di Internet si è interessato sempre di più agli e-book come oggetti portatori di contenuti piuttosto che come files portatori di una tecnologia o di una filosofia.

 

Se nel 2001 Riccardo D’Anna nel suo (bel) saggio "e-Book, il libro a una dimensione" (ADN Kronos Libri) rispondeva ad alcune domande di base sul ruolo dell’e-Book nella trasformazione che riguarda la parola scritta, oggi è possibile dire che l’e-book, almeno a detta del pubblico, ha trovato una sua naturale collocazione privilegiata nell’uso comune.

 

Considerata la velocità con cui la tecnologia diventa vetusta, non si tratta di un traguardo da poco. Esistono tutti gli estremi per poter dire che l’e-book si sta rapidamente trasformando da curiosità e vezzo tecnologico in oggetto portatore di conoscenza.

 

Dove andrà l’e-book, però, ancora una volta, lo deciderà l’utente della rete. 

Valerio Di Stefano – Cara Wind, se non mi elenchi ti denuncio

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La ASCOM (Associazione dei Commercianti) di Padova ha deciso di citare in giudizio la compagnia telefonica Wind .

 

Secondo quanto informa il quotidiano "Il Gazzettino" in un articolo di Michelangelo Cecchetto, i nomi dei commercianti che hanno deciso di passare a Wind come operatore di telefonia fissa si sarebbero visti depennare dall’elenco telefonico, con conseguente danno per l’immagine e la visibilità.

 

Il legale dell’Associazione Francesco Barbierato ha annunciato una richiesta di indennizzo dei danni subiti pari a 5 euro per ogni giorno di mancata pubblicazione, lamentando la mancata risposta da parte di Wind alle reiterate proteste degli assistiti.

 

Fin qui i fatti, che non lasciano del tutto convinti. In primo luogo c’è da osservare che l’elenco degli abbonati al telefono (il volume cartaceo più o meno corposo che siamo abituati a consultare in casa) non è un elenco di tutti coloro che hanno un numero telefonico, ma di quanti, abbonati a Telecom Italia, desiderino far pubblicare il proprio nominativo, indirizzo e recapito. 

Per essere inseriti nell’elenco abbonati, dunque, bisogna essere in primo luogo d’accordo (e mi pare sia questa la posizione dell’Ascom di Padova) e anche abbonati a Telecom. Risulterebbe, infatti, quanto meno strano che il titolare di un numero Fastweb pretenda di essere inserito nell’elenco del telefono.

 

Ciò premesso, è altamente probabile (ma l’Ascom di Padova non lo chiarisce, né la stampa locale è più precisa a riguardo) che i commercianti in questione, usufruendo di qualche offerta sicuramente allettante, abbiano optato per il passaggio a Wind come operatore predefinito e che in virtù di questo passaggio, Telecom abbia deciso di depennare i loro nominativi all’elenco abbonati. In questo caso, però, occorrerebbe rivolgersi a Telecom e non a Wind.

 

Il caso, certamente unico in Italia per la sua singolarità, è appena aperto. Non ci resta che seguirne gli sviluppi. 

Valerio Di Stefano – Quello che Vodafone dice e non dice

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Stanno ottenedo molto successo tra i clienti Vodafone, in particolare tra i giovanissimi, le nuove opzioni "Week End SMS" e "Weekend Chiama", attivabili, salvo proroghe o combinazioni con altre offerte, fino al 16 maggio, al prezzo di 10 euro in totale (l’offerta è gratuita per chi usufruisce del servizio di portabilità del numero da un altro gestore di telefonia mobile..).

 

Le opzioni in questione permettono, rispettivamente, di inviare fino a 200 SMS gratuiti ogni fine settimana verso tutti i clienti Vodafone Italia e di ottenere l’equivalente in ricarica delle telefonate effettuate nel weekend verso i numeri Vodafone e quelli di rete fissa, fino a un massimo di 20 euro. Ogni opzione è valida per 2 mesi dalla data dell’attivazione, e viene rinnovata automaticamente al costo di 3 euro.

 

Il successo dell’operazione commerciale è comprensibile: a chi non piacerebbe poter parlare gratuitamente da un numero di telefonia mobile anche solo nel weekend? O poter scrivere pressoché liberamente senza badare ai costi di traffico ai propri compagni di gestore?

 

Ma l’inghippo, se così vogliamo chiamarlo, c’è. Se entro la settimana successiva alla ricarica ottenuta per l’opzione "Weekend Chiama" non si è consumata almeno la metà del traffico ricaricato, l’opzione verrà disattivata. 

In breve, se Tizio parla durante il week end per 10 euro, viene automaticamente ricaricato di 10 euro entro le 72 ore dalle 24.00 della domenica (per cui, in teoria, anche alle 23.59.59 del mercoledì) e deve consumare almeno 5 euro della ricarica in servizi a pagamento entro la domenica successiva, viceversa l’opzione (che ha pagato minimo 7 euro) viene disattivata.

 

Non si tratta, come è evidente, di una clausola vessatoria, ma, più banalmente, di una di quelle condizioni scritte in piccolo sul materiale propagandistico dell’offerta che riporta, come presentazione, una margherita bianca in campo rosso con la scritta "Chiamo gratis, scrivo gratis".

 

E’ chiaro che non si parla gratis, perché alla fine queste operazioni un costo ce l’hanno (e il costo corrisponde alla metà del traffico a pagamento effettuato durante il fine settimana, oltre a quelli di eventuale rinnovo dell’opzione), e se questo costo non viene sostenuto semplicemente si perdono le offerte sottoscritte (anche qui non sempre gratis).

 

Non c’è che dire, la trasparenza commerciale di Vodafone è salva. Non ci resta che chiederci quando lo sarà anche il diritto degli utenti ad essere informati. Possibilmente senza richiedere l’ausilio di una lente di ingrandimento. 

Nedo Sassicaia – L’unità VDS

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UNITA’ VDS (TM) – MANUALE DI ISTRUZIONI

 

1.0 INTRODUZIONE

Grazie e complimenti per aver acquistato una unita’ VdS ™.

Siete cosi’ entrati in possesso di un prodotto di elevata qualita’ tecnologica che non manchera’ di regalarvi notevoli soddisfazioni a patto di utilizzarlo nella maniera adeguata.

Si raccomanda di leggere attentamente questo manuale per sfruttare la unita’ VdS ™ nella maniera migliore. Si ricorda che la unita’ VdS ™ e’ stata concepita per risultare odiosa da fare schifo (c) disqvisendo con svssiego e alterigia delle piu’ fvtili qvestioni. Occorre quindi una certa preparazione

per ridurre al minimo indesiderati effetti collaterali. La VdS Laboratories, Inc. declina sin d’ora ogni responsabilita’ per eventuali danni diretti o indiretti causati da uno scorretto utilizzo della unita’ VdS ™.

 

2.0 VISTA SOPRA

La confezione include:

– Una unita’ VdS ™ completa di alimentatore

– Una vettura tipo Panda di colore bianco

– Un calcolatore Ibm compatibile completo di sistema operativo Windows 95 e di modem

– Un software di configurazione

 

La versione Basic e’ in grado di esprimersi nei seguenti linguaggi:

 

– Livornese

– Italiano

– Spagnolo

– Portoghese

 

La versione Deluxe include i seguenti linguaggi aggiuntivi:

 

– Abruzzese

– Pisano

– Inglese

– Francese

– Tedesco

 

3.0 INSTALLAZIONE

 

Una volta disimballata occorre collegare la unita’ VdS ™ a una presa di elettricita’ per 12 ore per cosi’ caricare la batteria interna agli ioni di litio. Dopo questo e’ possibile procedere alla configurazione.

 

-> ATTENZIONE! Verificare la compatibilita’ della tensione di alimentazione con quella della rete del proprio paese.

 

3.1 CONFIGURAZIONE

 Inserire il CD-ROM della configurazione nell’apposito lettore.

Dopo questo portarsi nel pannello di controllo e scegliere la opzione "impostazioni predefinite". Gli utenti esperti possono selezionare la opzione "impostazioni manuali". La configurazione automatica puo’ impiegare circa 10 minuti.

 

-> ATTENZIONE! La opzione "impostazioni manuali" e’ indicata solo per gli utenti esperti. Per un primo utilizzo scegliere la opzione "impostazioni predefinite".

-> ATTENZIONE! Nel mentre della operazione di configurazione evitare assolutamente di togliere la alimentazione. Questo potrebbe causare una scorretta impostazione della unita’ VdS ™.

 

4.0 USO BASILARE DELLA UNITA’ VDS (TM)

 L’uso tipico della unita’ VdS ™ e’ nei collegamenti telematici dove una sofisticata interfaccia linguistica basata sopra un vocabolario di circa 55.000 parole gli consente di intrattenere dialoghi anche molto complessi con interlocutori umani. In particolare, la programmazione riservata alla rete amatoriale Fidonet prevede come nemici moderatori di aree echo, operatori di sistema, RECs, RCs, NECs, NCs, Hubs, Hosts, utenti di buon senso, utenti reciprocamente adorabili e polite vtenti (c) di sesso femminile. Contro tutti questi individui la unita’ VdS e’ in grado di scaricare tutte le notevoli potenzialita’ del motore linguistico basandosi su questi parametri:

 
– Antipatia

– Svpponenza

– Polemicita’

– Stronzaggine

– Cattiveria

– Sarcasmo

– Noiosita’

– Permalosita’

 
Si veda nella sezione 4.1 "Uso avanzato della unita’ VdS ™" come modificare le opzioni di ciascuna di queste caratteristiche.

 
-> ATTENZIONE! La unita’ VdS ™ e’ concepita per sviluppare le caratteristiche sopra elencate solo tramite connessioni telematiche. Sul piano personale la unita’ VdS ™ e’ al tutto come un individuo normale ed e’ quindi in grado di esprimersi tramite ruti e scurregge (vestite e no), mangiare e bere in compagnia e addirittura avere normali rapporti sessuali. Per questo motivo la unita’ VdS ™ e’ programmata per rifiutare ogni invito a riunioni e incontri fisici tra utenti telematici cosi’ da evitare il rischio di una possibile simpatia con utenti umani.

 

4.1 USO AVANZATO DELLA UNITA’ VDS (TM)

 

4.1.1 Impostazioni software

La configurazione manuale consente all’utente esperto il totale controllo dei parametri che regolano il funzionamento della unita’ VdS ™. Sul pannello di controllo si vada nel menu "impostazioni manuali". Per ciascuna delle caratteristiche base:

– Alterigia

– Svpponenza

– Polemicita’

– Stronzaggine

– Cattiveria

– Sarcasmo

– Noiosita’

– Permalosita’

 
e’ possibile impostare un valore da 1 a 20 tenendo conto che la somma di tutti i valori non puo’ risultare inferiore a 72. Questo per evitare che la unita’ VdS ™, scegliendo tutti i valori troppo bassi, possa trovarsi reciprocamente adorabile con qualche interlocutore. Se si tenta di impostare valori troppo bassi comparira’ una finestra di dialogo di avvertimento.

-> ATTENZIONE! Poiche’ non e’ previsto un limite massimo tranne quello fisico (160) bisogna porre attenzione alle regolazioni perche’ il comportamento della unita’ VdS ™ non risulti troppo sbilanciato. Questo andra’ regolato in base alle caratteristiche degli interlocutori umani. Se non si presta la massima attenzione in interlocutori piuttosto sensibili la unita’ VdS ™ puo’ indurre crisi isteriche, manie di persecuzione e, nei casi piu’ gravi, desiderio di suicidio. La unita’ VdS ™ puo’ altresi’ indurre utenti e gestori di nodi a abbandonare le reti telematiche.

La unita’ VdS ™ e’ in grado di offrire numerose altre prestazioni (non impostate di default):

– Tirare raudi e fischioni a micini e pensionati (c)

– Dare noja ai pappagallini collo steccolo (c)

– Movimentare poponi (c)

– Litigare con gli altri utenti della strada quando e’ alla guida della vettura tipo Panda.

 
E’ possibile attivare singolarmente ciascuna di queste opzioni selezionando la corrispondente casella sul pannello di controllo. La memoria flash inclusa consente successivi aggiornamenti e ampliamenti delle prestazioni e del software di gestione.

 

4.1.2 Impostazioni hardware

Dietro l’orecchio destro e’ presente un selettore elettronico collocabile su queste quattro posizioni:

– Regular Mode

– Safety Mode

– Hard Mode

– Gandhi Mode

 

In fabbrica e’ impostata la posizione "Regular Mode".

Qualora si renda necessario un controllo generale sul comportamento dell’unita’ VdS ™ e’ possibile impostare la posizione "Safety Mode" la quale esclude dalla lista dei nemici polite vtenti (c) di sesso femminile, tutti gli utenti non ricoprenti cariche nell’ambito della rete amatoriale e riduce del 20% tutte le caratteristiche della personalita’.

Gli utenti esperti possono impostare la posizione "Hard Mode" che aumenta del 20% tutte le caratteristiche della personalita’, estende la lista dei nemici a tutti gli interlocutori che commettono un qualsiasi errore di forma o di sostanza e attiva un minuzioso controllo ortografico e lessicale sui messaggi ricevuti.

-> ATTENZIONE! L’impostazione della posizione "Hard Mode" puo’ costringere la unita’ VdS ™ a essere odiosa da fare schifo (c) con tutti indistintamente, inclusi quelli che sono stati capaci di stabilire con la unita’ un rapporto di amicizia e collaborazione basato sull’insulto delle rispettive madri. Puo’ anche costringere la unita’ a adire le vie legali in caso di offesa ricevuta. Prestare la massima cautela!

Per l’uso della posizione "Gandhi Mode" si veda il capitolo 5.0 (Soluzione dei problemi).

 
Tasto "Courses": e’ collocato dietro l’orecchio sinistro. Se selezionato costringe la unita’ VdS ™ a comportarsi in modo estremamente scostante e umorale. Cosi’ la unita’ potra’ decidere di abbandonare repentinamente gruppi di discussione e liste postali nelle quali fino al giorno prima scriveva numerosi messaggi, cambiare indirizzi elettronici e numeri di telefono per rendersi irreperibile, etc. Altresi’ sara’ particolarmente polemica nei confronti delle donne.

Tasto "Freeze": e’ collocato dietro l’orecchio sinistro. Se premuto inibisce totalmente la produzione di elaborati (messaggi, chiamate telefoniche etc.) ma non blocca la ricezione: la unita’ VdS ™ continua a leggere e memorizzare informazioni e potra’ replicare a suo giudizio una volta disinserito il tasto.

Pulsante "Check": e’ collocato in corrispondenza del coccige. Consente una completa autoanalisi della unita’ per verificare eventuali malfunzionamenti.

Pulsante "Reset": e’ un doppio pulsante collocato dietro entrambi gli orecchi. Se premuti contemporaneamente ripristinano le originali impostazioni di fabbrica.

 

5.0 SOLUZIONE DEI PROBLEMI

 

P La unita’ VdS ™ non si accende.

S – Verificare la corretta connessione del cavo di alimentazione e la tensione relativa.

P La unita’ VdS ™ si accende ma non sembra funzionare.

S – Verificare sull’apposito indicatore che la batteria agli ioni di litio sia carica.

– Controllare che non sia premuto il tasto "Freeze".

 

 
P La unita’ VdS ™ funziona ma reagisce in modo insufficiente alle provocazioni.

S – Andare nel menu "Impostazioni manuali" del pannello di controllo e aumentare i valori dei vari parametri.

– Selezionare la posizione "Hard Mode" dietro l’orecchio destro.

P La unita’ VdS ™ e’ troppo polemica.

S – Andare nel menu "Impostazioni manuali" del pannello di controllo e ridurre i valori dei vari parametri.

– Controllare che sia impostata la posizione "Regular Mode" dietro l’orecchio destro. Eventualmente impostare la posizione "Safety Mode".

 

P La unita’ VdS ™ e’ stata cosi’ efficiente da essere espulsa da qualche gruppo di discussione.

S – Selezionare la posizione "Hard Mode" aumentando il valore del parametro "Polemicita’" al massimo diminuendo gli altri. Controllare che sia disinserito il tasto "Courses". In questo modo la unita’ cerchera’ di dimostrare al limite delle sue possibilita’ la propria innocenza.

– Se la prima soluzione non dovesse sortire effetti, inserire per qualche tempo il tasto "Freeze". Poi disinserire il tasto "Freeze" selezionando la posizione "Gandhi Mode" fino a quando la unita’ non verra’ riammessa. La posizione "Gandhi Mode" esclude ogni controllo software annullando le peculiarita’ della unita’.

 

VdS Laboratories, Inc.
6969 Trogol Drive
Leghorn CA 1000

Fax-on-demand: +1-555-VDS-LABS
Web:
www.vds_labs.com
E-mail: webmaster@vds_labs.com

 
VdS ™ e’ un marchio registrato di proprieta’ dei VdS Laboratories, Inc.

Valerio Di Stefano – SMS anonimi? Sì, ma non per tutti…

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L’anonimato è un diritto fondamentale del cittadino, e su questo, generalmente, non dovrebbero esserci obiezioni.

 

Piaccia o non piaccia il diritto a non farsi vedere è stato confermato e riconosciuto più volte anche dal Garante della Privacy.

 

Tra le tematiche più importanti di intervento in questo senso, il diritto dell’utente di telefonia fissa e mobile di conoscere il numero del chiamante e il corrispondente diritto di chi chiama a non farsi riconoscere.

 

Possono essere migliaia le motivazioni che spingono il mittente di una comunicazione a desiderare di rimanere anonimo. Ciò che spesso colpisce è la differenza di reazione che si può avere davanti a una comunicazione al cui autore non riusciamo a risalire.

 

Una normale lettera cartacea priva di mittente, solitamente non desta più nessuna preoccupazione, ma reagiamo in modi difformi (e solitamente scomposti) se la comunicazione anonima arriva via e-mail o all’interno di un newsgroup. 

Quello via Sms è ancora un aspetto poco conosciuto dell’anonimato che viene trattato in maniera assai difforme dai differenti gestori.

 

In particolare Vodafone a tutt’oggi non prevede ancora l’invio di Sms anonimi (ed è certamente una grave mancanza) se non attraverso il proprio portale web. Per accedere a questo servizio, però, occorre essere utenti registrati e titolari effettivi di un numero Vodafone.

 

Per inviare un Sms anonimo dal proprio cellulare, la soluzione più economica ed efficace la offre Wind. Occorre iniziare il testo del messaggio con la stringa "+k[spazio]k#s[spazio][testo del messaggio]", naturalmente senza le virgolette, e inviarlo direttamente al numero del destinatario.

 

Il quale, pur non potendo risalire al numero chiamante, potrà comunque rispondere. Il prezzo per ogni messaggio anonimo inviato è di 15 centesimi di euro IVA compresa.

 

Anche TIM offre una possibilità analoga, pur appoggiandosi a una società di servizi esterna. I titolari di una scheda TIM possono inviare un Sms anonimo al numero 44933, avendo cura di impostare il messaggio come segue "ANONIMO[spazio]NUMERO[spazio][testo del messaggio]", senza le virgolette, ove per NUMERO si intende naturalmente il numero del destinatario completo di prefisso. Il costo è piuttosto elevato (30,98 centesimi di euro IVA compresa), ma si riceve un messaggio di conferma in merito all’avvenuto inoltro. Il destinatario non potrà rispondere al messaggio anonimo ricevuto.

 

Se essere anonimi è un nostro inalienabile diritto, il limite dell’uso dell’anonimato dovrebbe essere dettato dalla nostra sensibilità e dal nostro buon senso.

 

Ma essendo il buon senso un criterio assolutamente individuale, ognuno potrà regolarsi come meglio sa e come meglio crede, tenendo sempre in considerazione il fatto che le libertà nelle comunicazioni non sono mai troppe. 

Radioincontro n. 002

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( R A D I O I N C O N T R O )
( )
( HAM – SWL – BCL – UTL )
( n e w s l e t t e r )
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Informazioni DX – #02/97 – 06.02.1997
by SWL I6-302PE <—> SWL I5-3311FI
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–>ATTUALITA'<–

#1 La Federal Communication Commission, l’ente statunitense delle
telecomunicazioni, e’ stata oggetto di minacce dinamitarde.
Lo scorso 21 gennaio due successive telefonate anonime ricevute
intorno a mezzogiorno ora locale, avvertivano che una bomba sareb-
be esplosa alle ore 13 locali.
La polizia metropolitana di Washington intervenuta in forze, ha
fatto evacuare la sede della FCC e, congiuntamente ad agenti spe-
ciali federali, ha setacciato palmo a palmo la sede dell’ente go-
vernativo senza peraltro trovare alcun ordigno. Le centinaia di
impiegati evacuati in gran fretta hanno potuto riprendere il la-
voro dopo 3 ore di attesa.

#2 Dal mese di Marzo la rivista nordamericana "DX Magazine" avra’ un
nuovo editore. Carl Smith (N4AA) ha recentemente acquistato il
prestigioso magazine per un cifra non indicata ma da molti ritenu-
ta cospicua. Smith succede cosi’ a Chod Harris.

#3 Omnitel lancia due nuovi servizi di telefonia. Dal 31 Gennaio scor-
so e’ nato "Libero ricaricabile", la carta ricaricabile senza cano-
ne e senza bolletta. Dal 7 Febbraio Omnitel lancia sul mercato
"Infocalcio", un nuovo servizio che fornisce sul display del tele-
fonino, in tempo reale, informazioni sul campionato di calcio di
Serie A. Il costo di "Infocalcio" corrisponde ad un minuto di con-
versazione dell’abbonamento sottoscritto.

#4 Da ricerche approfindite condotte da due associazioni interessate
a difendere la proprieta’ intellettuale dei programmi per PC ri-
sulta che il Vietnam e’ la nazione che detiene il primato mondiale
in fatto di pirateria informatica.
Pare infatti che ben il 99 % del software in circolazione derivi
da copie illegali. Le due associazioni sono la Business Software
Alliance e la Software Publishers Association.

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–>NORMATIVA<–

# NIL

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–>BROADCAST DX<–

#1 ATTENZIONE!!!
Il CO.RAD. Coordinamento del Radioascolto, in memoria del suo fon-
datore, l’indimenticabile Claudio Dondi, bandisce una gara di ra-
dioascolto denominata "X Contest CO.RAD. – Claudio Dondi", che si
svolgera’ da lunedi 17 a domenica 23 Febbraio 1997.
Per partecipare alla competizione, aperta solo ai radioascoltatori
italiani, sara’ sufficiente ascoltare anche una sola delle stazio-
ni radio riportate nel regolamento.
Detto regolamento puo’ essere richiesto a: CO.RAD.
c/o Marco Cerruti,
Caseppa Postale 146,
13100 Vercelli.
=20
#2 Voice of Russia, trasmette in spagnolo per l’Europa alle 2100-2200
UTC su 7330, 7300, 7105, 5975 KHz.

#3 Di seguito proponiamo alcune frequenze da sintonizzare:
La Voix du Sahel 5020 KHz in francese alle 21.00 UTC
AWR Costarica 5030 KHz in spagnolo dopo le 06.00 UTC
RFI via Guyana 9715 KHz in francese dopo le 00.00 UTC
WVHA 9930 KHz in inglese dopo le 21.00 UTC

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–>TELEMATICA<–

#1 E’ giunta a conclusione la prima fase del progetto di informatiz-
zazione della Pubblica Amministrazione italiana. Il progetto si
chiama "G-Net" e per il momento consentira’ il collegamento tele-
matico tra i diversi ministeri italiani.
Realizzata dall’Autorita’ per l’Informatizzazione della Pubblica
Amministrazione (AIPA) con un costo di circa 30 miliardi di lire,
G-Net rendera’ possibile lo scambio di posta elettronica, di in-
formazioni in vari formati ed il collegamento ad Internet.

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–>RADIODIFFUSIONE<–

#1 Cresciuto vertiginosamente ed inaspettatamente l’ascolto della ra-
dio in Italia, negli ultimi anni. Dal 1988 al ’96 la media giorna-
liera e’ salita a da 25.856.000 a 34.845.000 con un aumento di un
milione al giorno rispetto al ’95, mentre l’ascolto nei "7giorni"
e’ passato da 40.500.000 nel ’95 a 41.440.000 nel ’96. Cio’ vuol
dire che il 69,1 % di italiani ascolta la radio tutti i giorni,
mentre l’82,1 % l’ascolta almeno una volta alla settimana. Tempo
medio d’ascolto giornaliero: 2 ore e 50 minuti.
Questa la classifica d’ascolto del 1996:
–1=F8 RAI Radiouno 8.436.000 ascoltatori
–2=F8 RAI Radiodue 6.096.000 ascoltatori
–3=F8 Radio DeeJay 4.583.000 ascoltatori (prima fra le private)
Seguono altre stazioni private come Radio Dimensione Suono, Radio
Cuore, Radio LatteMiele. La colta RAI Radiotre scende dal nono al
decimo posto conservando comunque 1.861.000 ascoltatori.

#2 I il partito laburista inglese, vincera’ le prossime elezioni di
primavera, la BBC sara’ controllata da una nuova authority.
Il progetto, studiato dal Labour Party, prevede la creazione del-
l’Ofcom (Office of Communications) con il compito di vigilare e
coordinare l’attivita’ della televisione pubblica. Attualmente
questo compito e’ affidato al "Board of BBC", un Consiglio decisa-
mente eterogeneo formato da intellettuali, sindacalisti, artisti
e manager con potere pressoche’ assoluto. Unica controparte del
Board e’ il direttore generale, altra figura che gode di notevole
prestigio ed autonomia decisionale. Dunque proprio a questa nuova
autorita’ sara’ affidato il compito di dirimere le dispute tra
Board e direzione generale. Dispute che, pare, si stanno intensi-
ficando da qualche tempo a questa parte. Ma l’Ofcom avra’ anche
altri compiti: inglobera’, per esempio, almeno altre due authori-
ty. L’Oftel (Office of Telecommunications) che prevalentemente si
occupa di telefonia e il Broadcasting Standards Council che invece
controlla il buon gusto e la "decenza" dei programmi televisivi.

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–>HAM RADIO NEWS<–

#1 +++SILENT KEY +++
F8RU – Edouard "Ted" Robinson
I5DCE – Franco Guiducci

#2 La comunita’ radiantistica del Qatar e’ formalmente entrata a far
parte del sistema di comunicazione satellitare radioamatoriale.
Lo scorso 8 Gennaio e’ stata formalizzata la creazione di
AMSAT-Qatar il cui presidente e’ Mohamed Althani A71EY.
L’indirizzo del gruppo e’: AMSAT-Qatar
P.O.Box 2260
Doha, Qatar.
L’indirizzo E-Mail di riferimento e’:
a71ey@qatar.net.qa
(fonte:AMSAT-Qatar)

#3 I prossimi 8 e 9 Febbraio John Fowler N1PDV, operera’ il nominati-
vo speciale W1B da Jericho, Vermont, in occasione del 132=F8 an-
niversario della nascita di Wilson Alwyn Bentley, ricercatore noto
in quello Stato per le sue importanti esperienze sulla struttura
dei fiocchi di neve, e per questo soprannominato "snowflake".

#4 Fino alla fine di Marzo John (W1BIH) sara’ attivo da Curacao con
il call PJ9JT. QSL via W1AX.

#5 F6EXV ha ricevuto l’au
torizzazione dalle autorita’ cilene per ope-
rare come CE3/F6EXV. Si prevede attivita’ con questo call per i
prossimi 2-3 anni.

#6 PB0ALB sara’ a Sarawak, East Malaysia, dal 19 Aprile al 6 Giugno
prossimi con il nominativo 9M8CC. Prevede operazioni da 80 a 10
metri in AMTOR, RTTY e SSB.

#7 QSL INFO
->5B4KH George Mappouras, P.O.Box 7638, Nicosia 2432, Cyprus.
->CN8TW Ali Sekkat, Avenue de Fes, Californie, 20150 Casablanca
Morocco.
->CT3BM Avelino Silva Pereira, P.O.Box 490, 9000 Funchal, Ilha
da Madeira, Portugal.
->EW1AAA Valery Pristavko, P.O.Box 17, 220012 Minsk, Belarus.
->F5TKA Eric Heidrich, La ferme du Temple, Batiment K2, 91130
Ris Orangis, France.
->TI2JJP Jose’ Pastora, P.O.Box 330-1000, San Jose’, Costarica.
->TZ6VV Larry Erwin, P.O.Box 395, Segou, Mali.
->VK4FW Bill Horner, 26 Iron Street, Gympie, QLD 4570, Australia.

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–>APPUNTAMENTI<–

Ecco il calendario delle Mostre e Fiere radiantistiche in Italia
da Febbraio a Maggio prossimi:

15-16 Febbraio 18=F8Mostra Elettronica Scandiano (RE)
01-02 Marzo 11=F8Mostra Mercato Radioamatori Montichiari (BS)
08-09 Marzo Exporadio di Primavera Faenza
15-16 Marzo 9=F8 Mostra Mercato Radioamatori Civitanova Marche
22-23 Marzo 2=F8 Tutt’Elettronica Bastia Umbra (PG)
22-23 Marzo Expo Radio 97 Bologna
05-06 Aprile Fiera del Radioamatore Gonzaga (MN)
12-13 Aprile Expo Radio 97 Bologna=20
12-13 Aprile Mercatino del Radioamatore Castellana Grotte
12-13 Aprile 4=F8 MARC di Primavera Genova
10-11 Maggio 12=F8Mostra Radiantist. Empolese Empoli (FI)
10-11 Maggio Radio Expo Torino Torino
24-25 Maggio 27=F8Mostra Mercato Radioamatori Amelia (TR)

Non sono state ancora rese note le date precise delle seguenti
manifestazioni:
Marzo – 2=F8 Mostra Mercato Radioamatori Trevi (PG)
Aprile- Mostra Mercato Radioamatori Messina
Aprile- 31=F8Fiera del Radioamatore Pordenone
Maggio- Mostra Mercato Radioamatore Forli’
Maggio- 6=F8Mostra Scambio Radio d’Epoca Nereto (TE)

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—> Questo file e’ di Pubblico Dominio <—
La Newsletter RADIOINCONTRO, e’ una raccolta periodica di informazioni
DX per OM, SWL, BCL, UTL, CB ed ogni altro appassionato di radio, cu-
rata da Franco Probi (SWL I6-302PE), senza scopo di lucro.
La Newsletter RADIOINCONTRO viene diffusa per via telematica sotto
forma di file di testo (.txt). Con la condizione di non apportare nes-
suna modifica al file originale, l’autore consente a chiunque la du-
plicazione e la distribuzione a terzi in forma gratuita.
La riproduzione su riviste, bollettini, e Newsletter a stampa e’ con-
sentita citando la fonte esplicitamente.
Franco Probi, Fidonet 2:335/624.42
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