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C’è un’aria strana in giro, come quella della quiete prima della tempesta, come di una tromba d’aria che si annuncia con un soffio di vento appena appena percettibile, ma guarda te che razza di metàfore che trovo di prim a mattina…
Tutto è sospeso, rimandato, aggiornato al 14 dicembre. Il B-Day. Il giorno in cui sapremo se quest’omino umile, dai modi garbati e sensibile ai cambiamenti, disposto a rendere giustizia, omaggio e rispetto ai diversi poteri dello Stato, cadrà sotto il peso dei traditori finiani o sarà salvato dai voti dei radicali schierati a difesa unica e immarcescibile di Pannella, ormai diventato l’ombra di se stesso (non lo votavo nemmeno quando votavo radicale, figuratevi…).
Nel frattempo tutto è chiuso, la Camera dei Deputati, per esempio, giusto per dimostrare al paese che quello che, con un’ipèrbole, viene chiamato il "disbrigo degli affari correnti" viene trasformato in un fancazzismo pròno alla questione di fondo, che, per inciso, dovrebbe essere quella di rappresentare gli italiani nella funzione legislativa e non certo quella di starsene a casa (pagati, eh, s’intende, chè in Italia ci sono solo due categorie di persone pagate per non fare nulla dalla mattina alla sera, i politici e gli insegnanti…).
Siamo tutti lì come degli imbecilli ad aspettare. Come se da questa decisione della Camera dei Deputati di salvare o meno un omino di bassa statura coi capelli incatramati dipendesse non solo l’esito del governo del paese, ma addirittura la sorte di tutti noi, delle istituzioni, dei servizi, delle libertà individuali. Qualcuno sta attribuendo a questo evento poteri sinistramente divinatòri, sempre per la tradizione tutta italiana di cedere alle lusinghe del pensiero determinista e raziocinante, per cui "Se Berlusconi si salva supero un esame", "Se Berlusconi va giù mi ubriaco di champagne…" e quant’altro.
Ci riempiranno di pronostici e dibattiti: "Ballarò", "Anno Zero", i telegiornali, le testate giornalistiche sul web e non. Per fortuna che la trasmissione di Fazio e Saviano è finita se no ci saremmo dovuti sorbire l’insostenibile litania degli elenchi di chi aspetta senza sapere che cosa.
Il 14 dicembre saremo liberi non tanto da Berlusconi (che ha ottime probabilità di sfangarla anche stavolta) ma dell’immobilismo che in suo nome ci viene imposto. E staremo tutti peggio.
Tutto è sospeso, rimandato, aggiornato al 14 dicembre. Il B-Day. Il giorno in cui sapremo se quest’omino umile, dai modi garbati e sensibile ai cambiamenti, disposto a rendere giustizia, omaggio e rispetto ai diversi poteri dello Stato, cadrà sotto il peso dei traditori finiani o sarà salvato dai voti dei radicali schierati a difesa unica e immarcescibile di Pannella, ormai diventato l’ombra di se stesso (non lo votavo nemmeno quando votavo radicale, figuratevi…).
Nel frattempo tutto è chiuso, la Camera dei Deputati, per esempio, giusto per dimostrare al paese che quello che, con un’ipèrbole, viene chiamato il "disbrigo degli affari correnti" viene trasformato in un fancazzismo pròno alla questione di fondo, che, per inciso, dovrebbe essere quella di rappresentare gli italiani nella funzione legislativa e non certo quella di starsene a casa (pagati, eh, s’intende, chè in Italia ci sono solo due categorie di persone pagate per non fare nulla dalla mattina alla sera, i politici e gli insegnanti…).
Siamo tutti lì come degli imbecilli ad aspettare. Come se da questa decisione della Camera dei Deputati di salvare o meno un omino di bassa statura coi capelli incatramati dipendesse non solo l’esito del governo del paese, ma addirittura la sorte di tutti noi, delle istituzioni, dei servizi, delle libertà individuali. Qualcuno sta attribuendo a questo evento poteri sinistramente divinatòri, sempre per la tradizione tutta italiana di cedere alle lusinghe del pensiero determinista e raziocinante, per cui "Se Berlusconi si salva supero un esame", "Se Berlusconi va giù mi ubriaco di champagne…" e quant’altro.
Ci riempiranno di pronostici e dibattiti: "Ballarò", "Anno Zero", i telegiornali, le testate giornalistiche sul web e non. Per fortuna che la trasmissione di Fazio e Saviano è finita se no ci saremmo dovuti sorbire l’insostenibile litania degli elenchi di chi aspetta senza sapere che cosa.
Il 14 dicembre saremo liberi non tanto da Berlusconi (che ha ottime probabilità di sfangarla anche stavolta) ma dell’immobilismo che in suo nome ci viene imposto. E staremo tutti peggio.