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Da oggi siamo tutti molto meno liberi.
Si sono levati scudi di incostituzionalità, proteste, obiezioni, ma il Regolamento AGCOM sul copyright è in pieno vigore.
E se lo scopo, pur nobile, quello di combattere la pirateria massiccia, può essere condivisibile, non è da condividere il metodo per cui il detentore dei diritti di un’opera qualsiasi possa chiederne la rimozione o possa fare istanza di sequestro del sito attraverso l’Authority. Per quello ci sono i giudici ordinari.
E non è che uno dice “io non ho mai fatto nulla, sicché…”. Alzi la mano chi non ha mai fatto l’upload di un video su YouTube, magari una scena del film preferito, o un brano musicale camuffato da video come ce ne sono tanti. O chi, semplicemente, ha messo in linea il filmato del proprio matrimonio con il sottofondo dell’Ave Maria di Schubert preso da qualche disco. O, ancora più terra-terra, chi non abbia preso una foto da una testata giornalistica e l’abbia messa a disposizione su Facebook ai suoi cosiddetti “amichi”.
Voi mi direte, “ma non è reato, lo fanno tutti! Quindi a me non può succesdere nulla.” Invece non è così. Cioè, è vero che lo fanno tutti, non è vero che non sia reato.
Quindi siamo tutti nel calderone, e chi pensa di non esserci è semplicemente uno che non ha capito un cazzo della rete e della politica.
E’ certo che se a occuparsi di diritto d’autore fosse solo la magistratura si intaserebbero i tribunali, molto di più che con la diffamazione o con i procedimenti che riguardano i politici. Ma chi dovrebbe occuparsene, allora? Perché l’AGCOM? Chi è? Cosa mi rappresenta??
Nell’attesa di dare risposta a queste domande aspettiamo il primo che cade nella rete. “Sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io.”